Il via pochi giorni fa da Damman, poi il deserto fino ad Alula e dopo aver fatto tappa nelle città più importanti dei musulmani, Medina e La Mecca tornerà a nord, a Jedda, prima di giungere al KAUST, dove si concluderà l’impresa. Matteo Parsani, 42 anni, bergamasco professore di matematica applicata in Arabia al Kaust, King Abdullah University of Sciences and technology, percorrerà ogni giorno 150 chilometri per un mese e dopo 3mila chilometri arriverà al traguardo. Una sfida tosta: per se stesso, per dimostrare che e persone con disabilità possono fare ciò che non si immagina, per testare sul campo seguito da un vero e prorpio laboratorio medico quanto nelle lesioni spinali la riabilitazione possa essere affiancata e migliorata dall’attività sportiva e per raccogliere fondi per aiutare chi si trova nelle sua stessa sistuazione. é il terzo giorno di viaggio e i “prof” è arrivato, non con poca difficoltà a Riad. La strada è lunga ma, come dicono dalle sua parti, “mola mia…”

 

GIORNO 1: LA PARTENZA E LA TENTAZIONE DI RINUNCIARE MA “MOLA MIA…”

E’ stata durissima. Per tutta la notte non ho chiuso occhio: ero molto nervoso e avevo dolori alle gambe. Appena sveglio ho anche pensato di non partire. Non di rinunciare ma di prendermi ancora un po’ di tempo: volevo posticipare almeno di un giorno. Poi ho pensato al mio team, alla macchina organizzativa a a tutti gli sforzi e i sacrifici che hanno fatto e mi sono buttato. I primi venti chilometri sono stati difficili: fatica, qualche pensiero negativo, fame che ho cercato di tenere a bada mangiando barrette proteiche. Poi chilometro dopo chilometro ho cominciato a sentirmi meglio. Poco alla volta, siamo arrivati a destinazione: un piccolo paese sperduto nel nulla dove ho dormito in un trailer, uno di quei carrelli agganciati ad un’auto per il trasporto di bagagli ed attrezzature. Stravolto, ma soddisfatto. tra l’latro i primi test che riguardano gli studi medico scientifici legati a questa avventura sono stati un successo…

 

 

GIORNO DUE: GLI INCIDENTI, GLI INTOPPI E L’ARRIVO A TARDA SERA

Partiamo verso le 8.30 con una temperatura di 10 gradi e un vento freddo, pungente, che mi taglia la pelle del viso. Mi copro bene e scendo in strada.  Le sensazioni rispetto a ieri mattina sono migliori ma purtroppo poi  inizia a girare male: durante il tragitto incontriamo due incidenti stradali. Il primo fila via abbastanza liscio e ci fa perdere poco tempo, il secondo invece no e ci costringe a uno stop fino alle 17.30. Da lì in poi diventa durissima. A quell’ora cala il buio e i camion, che sono dalle 22 possono entrare a Riad, si mettono tutti in viaggio verso la città. Mi ritrovo su un’autostrada a quattro corsie, con questi bestioni che mi sfrecciano di fianco, e nonostante le due macchine che mi accompagnano, una davanti e una dietro, non mi sento protetto. Ho paura. Arriviamo alla destinazione finale, un’area di servizio che mi accoglie per la notte, con le mani e le labbra massacrati dal vento freddo. Ma è andata. Il tempo di riposare e domani si ricomincia

 

GIORNO TRE:  FINALMENTE RIAD, LA CENA CON SUA ALTEZZA E l’ONORE DEL CAMMELLO

Sveglia all’alba pronti a partire.  L’inizio non è dei migliori, tira infatti un vento fortissimo, ovviamente contrario alla direzione dove dobbiamo andare. Ma non c’è tempo per aspettare. Riparto e per i primi 50 chilometri la fatica è enorme.  Va così fino alla prima pausa quando ci fermiamo per pranzare, Decido di scendere dalla handbike e di salire sul trike, che è in realtà una bici assistita. Aziono il sistema di stimolazione elettrica Viktor, che mi aiuta a produrre la pedalata, e mi godo la seconda parte della giornata insieme a un collega che mi pedala al fianco. Abbiamo chiacchierato a lungo, rilassati, attraversando deserti di sabbia prima arancione e poi bianchissima. Sembra che niente possa rovinare questo momento ma non dura a lungo. All’improvviso, a pochi metri da noi, c’è  un violento tamponamento tra due camion. Rischiamo parecchio anche se  ce ne rendiamo conto solo a posteriori, dopo aver guardato le immagini girati dalle nostre telecamere. L’ingresso a Riad, sullo sfondo di un tramonto infuocato, ci ripaga di tutto, un’immagine di questo viaggio che resterà impressa. Non solo bici e fatica. Dopo una doccia incontro Sua Altezza Reale Sultan bin Salman Al Saud, Presidente del King Salman Center for Disability Research, che mi invita per una cena nella sua fattoria e mi riserva uno dei più grandi onori qui in Arabia Saudita: chiamerà uno dei suoi cammelli appena nati con il mio nome.