“Non sono un super eroe ma voglio dimostrare che, se uno dentro di sé ha speranza e determinazione, si possono conquistare traguardi che prima, quando potevo camminare, non mi ero mai posto. Si tratta di riformulare il pensiero e cambiare prospettiva. Quando affrontiamo un momento di incertezza e ci sentiamo bloccati, dovremmo comunque essere grati, anche per le cose che ci sembrano ovvie. Dobbiamo avere fiducia, perché quando una porta si chiude, se ne apriranno altre quattro. E si aprono tutte su un balcone con vista sull’oceano». Così raccontava il professor Matteo Parsani,  42anni, bergamasco di Scanzorosciate «espatriato» per insegnare matematica applicata in Arabia al Kaust, King Abdullah University of Sciences and technology,  prima di partire un mese fa per il suo viaggio “Athar: da est a ovest”. Oltre tremila chilometri in handbike attraversando il Regno dell’Arabia Saudita,  passando da Dammam, Riyad, Al-Qasim (Burayda), Hail, AlUla, Red Sea Global, Medina, La Mecca, Gedda e concludendo il viaggio alla KAUST. Un viaggio affascinante, ricco di incontri,  ma anche faticoso e complicato, con momenti di gioia, di sofferenza e di scoramento, che il “prof” ha superato con tenacia e con il supporto di un staff che lo ha assistito dal punto di vista logistico ma anche psicologico e scientifico. Sì perchè “Athar da est a ovest” non è stato solo un’eroica rivalsa personale sulle avversità della vita, non solo un simbolo di speranza, resilienza e determinazione ma anche un importante esperimento scientifico a cui hanno partecipato anche il Politecnico di Milano e il Villa Beretta Rehabilitation Research Innovation Institute , per testare sul campo quanto nelle lesioni spinali la riabilitazione possa essere affiancata e migliorata dall’attività sportiva. Il progetto, sostenuto dall’Università saudita, aveva un duplice obiettivo: quello di aumentare la consapevolezza sul tema della disabilità promuovendo lo sport e l’attività fisica e quello di fare luce sul tema del turismo accessibile. “Sono felice ma è stato un viaggio impegnativo- racconta Parsani- Trenta giorni vissuti seguendo il mio motto ovvero che sognando in grande si può fare tutto ciò che si immagina.  Con il sostegno e la determinazione sono riuscito ad affrontare ogni sfida e ho fatto amicizia in diverse parti del Regno e questa è un’esperienza che custodirò dentro di me per sempre.  Ho vissuto un’ospitalità calorosa ovunque io mi sia fermato… ” Il “prof” ha visitato villaggi e città. Ha toccato con mano l’ospitalità che in Arabia chiamano “Hafawah” è stato ricevuto da autorità e amici e ha  visitato la sede dell’Authority for Persons with Disabilities e diversi centri di riabilitazione in tutto il Regno dell’Arabia Saudita, come l’Onaizah Association for Development and Human Services (Ta’heel) e la Children with Disabilities Association, entrando in contatto con persone con disabilità nei ristoranti AlBaik di Al-Qasim, Hail e al Jeddah Corniche Circuit. Sei anni fa, Parsani era rimasto vittima di un incidente che ha cambiato la sua vita, lasciandolo paralizzato nella parte inferiore del corpo. Dopo anni di meticoloso monitoraggio e riabilitazione, ha preso la straordinaria decisione di intraprendere una traversata senza precedenti in handbike, da costa a costa, attraverso il Regno  al fine di promuovere l’attività fisica, lo sport e sensibilizzare le persone sul tema della disabilità. Questa titanica impresa non è solamente il simbolo di un trionfo personale sulle avversità ma rappresenta anche una grande fonte di ispirazione per chi la vita è costretto a viverla in salita . «Chi me lo ha fatto fare di infilarmi in un’avventura del genere? – si chiedeva Parsani a metà del suo viaggio- Ogni tanto me lo chiedo anche io. Il dubbio svanisce però quando leggo i messaggi di tanti sconosciuti che mi dicono di vedere in me una fonte di ispirazione. Non ci avevo mai pensato. Io faccio le cose per il piacere di farle. Ma devo ammettere che questo affetto inaspettato mi dà la carica. Dobbiamo sempre avere fiducia…”