“Quando una mattina a sedici anni ti svegli e non senti più le gambe perchè un virus che ha attaccato il tuo midollo ti ha paralizzato dallo stomaco in giù, ti si apre  un buco nero nel cuore. Ti si apre un baratro. Perchè a sedici anni hai tutta un’altra vita in testa…Poi però quando ne vieni fuori ringrazi i tuoi genitori, chi ti ha curato, chi ti ha fatto scoprire lo sport e quella vita te la vai a riprendere. Come prima e più di prima, con una carattere che neanche immaginavi ti vai a riconquistare il tuo posto nel mondo. Insomma te la vai a riprendere come piace a te…”. Cosi, una decina di anni fa, alla vigilia del Challenge di Roth, una delle sfide di traithlon lungo più difficili e affascinanti in circolazione,raccontava  la sua vita su una sedia a rotelle  Simone Baldini, 42enne di origini romane  che da tempo ormai vive tra San marino e Pesaro. “Iron baldo” lo chiamano perchè dopo aver giocato a basket, dopo aver fatto canottaggio, nuoto e ciclismo approda al paratriathlon e nel giro della nazionale dove vince anche  un titolo europeo. Poi arrivano anche le distanze lunghissime dell’Ironman e la necessità mettere lo sport tra le sue passioni e dedicarsi alla famiglia e al lavoro.  “IronBaldo” da domani bisognerà chiamarlo “cavaliere” perchè proprio stamattina il  presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gli ha conferito, motu proprio tra trenta onorificenze, il titolo  al Merito della Repubblica italiana per essersi prodigato, nei giorni dell’alluvione che ha colpito la Romagna, a spalare fango e ad aiutare chi era in difficoltà. “Non sono un eroe- si affretta a chiarire- E’ bello che il presidente abbia scelto me ma il premio va anche alle migliaia di persone che, come me, si sono date da fare in quei tragici momenti. Il riconoscimento è per tutti loro…”. Le sue foto sporco di fango su una sedia a rotella che con la pala dà una mano ai volontari durante i giorni terribili dell’alluvione diventano presto virali sul web, prese come simbolo della tenacia, del coraggio e della voglia di rialzarsi di una regione intera che provava a riaccendere la luce dopo uno dei momenti più bui della sua storia. Che poi sono anche la sintesi della vita di Simone,  uomo e sportivo. Costruita giorno dopo giorno con la fatica, con gli allenamenti da conciliare con la sua professione, con le gare di lunga distanza, con il duro lavoro in palestra, con le migliaia di chilometri percorsi per arrivare preparato al via, con la voglia di riprendersi la vita. “Dopo quello che mi è capitato- raccontava tempo fa – quando ho cominciato a fare la riabilitazione a Imola osservavo gente che era in condizioni ben peggiori delle mie e non si arrendeva, la vedevo lottare e ogni giorno fare un passo avanti. Così ho cominciato a ripetermi che per me doveva essere la stessa cosa, che se ce la facevano gli altri dovevo farcela anche io. Sono salito sulla handbike e ci ho preso gusto. Tanto da cominciar a far gare. E proprio in un finale dove mi stavo giocando la vittoria mi sono ribaltato fratturandomi un’anca. Mi sono ritrovato di nuovo immobilizzato a letto e poi in una piscina a far riabilitazione…”. Punto e a capo. Ma chi ha pezzi di vita sparsi qua e là da andare a riprendersi, se non crede che il destino gli sia avverso, ricomincia ogni volta a ricomporre i pezzi del suo mosaico.  Sempre con la speranza e sempre con il sorriso.  E la ripartenza della Romagna è passata anche dalle foto di Simone che spala, “dal suo esempio civile” ha detto il presidente della Repubblica che il 20 marzo lo riceverà per premiarlo al Quirinale. Applausi.