Il prossimo 26 luglio, durante la cerimonia di apertura dei Giochi olimpici di Parigi, 600mila spettatori avranno gli occhi fissi sulla Senna. E un po’ tratterranno il fiato sperando che  la scommessa che la Francia intera ha fatto sul suo fiume presentandolo e sognandolo come il teatro naturale dell’Olimpiade per le gare di nuoto e triathlon, sia una scommessa vinta. Per ora purtroppo non pare così. E ciò nonostante gli sforzi, nonostante 1,4 miliardi di euro spesi, nonostante i  24.000 nuovi collegamenti idrici realizzati per i filtrare i servizi igienico-sanitari, nonostante le due nuove unità di disinfezione negli impianti di trattamento delle acque reflue gestite dal servizio sanitario pubblico. Lo stato di salute del grande fiume parigino infatti preoccupa e non poco.  A quasi 100 giorni dal via dei Giochi, l’Ong Surfrider Foudation ha lanciato l’allarme (l’ennesimo) sullo stato «pericoloso» delle acque dopo aver effettuato una campagna di campionamento di sei mesi. Su 14 misurazioni effettuate dall’associazione tra la fine di settembre 2023 e la fine di marzo 2024 sotto i ponti Alexandre-III e Alma, dove si terranno i futuri eventi di triathlon e nuoto in acque libere, tredici sono risultate «al di sopra o ben al di sopra» delle soglie raccomandate per il nuoto. Secondo la direttiva europea sulla balneazione del 2006 e le tabelle delle federazioni di nuoto e triathlon, le concentrazioni di due batteri indicativi di contaminazione fecale, l’Escherichia coli e gli enterococchi, non devono superare le 1.000 unità formanti colonie (ufc)/100 ml per l’Escherichia coli e 400 ufc/100 ml per gli enterococchi. Al di sopra di questo livello, l’acqua e considerata non idonea alla balneazione. Le analisi effettuate da Surfrider mostrano invece concentrazioni di E.coli regolarmente superiori a 2.000 ufc/100 ml  e 500 ufc/100 ml per gli enterococchi.  Di fronte a questi risultati «allarmanti», Surfrider esprime la sua «crescente preoccupazione per la qualità dell’acqua della Senna» e sottolinea i «rischi» per gli atleti, e non solo, per i cittadini di Parigi, «di nuotare in acque contaminate».  Il progetto  di fare della Senna un fiume pulito, di mostrarlo al mondo con i Giochi e di donarlo, a Olimpiade finita. come luogo di villeggiatura ai parigini (e non solo a loro) quindi un po’ vacilla. E’ una storia lunga, che racchiude anche un po’ della solita grandeur transalpina,  cominciata quando sindaco della Ville Lumiere era  Jacques Chirac  che la bonifica delle acque del grande fiume parigino l’aveva fatta diventare  il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale: “Entro tre anni i parigini andranno in spiaggia sulle rive della Senna e potranno fare il bagno…” aveva promesso. Era il 1990 e non se ne fece nulla e così rimase (e rimane) un divieto di balneazione datato 1923. Un sogno nel cassetto rispolverato con le olimpiadi che sono sempre lo straordinario spettacolo sportivo che sono ma  hanno la capacità di cambiare il volto delle città che le ospitano lasciando in dote impianti e strutture. E così sarà a Parigi dove, nei prossimi anni, proprio sulla Senna bonificata è prevista l’apertura di una ventina di stabilimenti balneari nell’Ile-de-France. Ma il rischio che qualcosa non vada come deve andare è purtroppo più che concreto. E occorrerà vigilare. L’Ong Surfrider Foudation ha scritto una lettera aperta in cui chiede l’accesso ai luoghi di gara «prima e durante» i Giochi, in modo da poter continuare a prelevare i propri campioni. Le gare di triathlon (30 e 31 luglio, 5 agosto) e di nuoto in acque libere (8 e 9 agosto) sono particolarmente a rischio soprattutto se arrivassero forti piogge, che degraderebbero l’acqua della Senna scaricando nel suo letto le acque reflue mescolate all’acqua piovana. Mancano cento giorni alle Olimpiadi e sulla Senna c’è un grande punto interrogativo su un tuffo che “non s’ha da fare…”