Stessa passione ma mondi diversi, facce diverse, lingue vicine e lontane, teste e idee differenti. Novemila anime, in arrivo da una cinquantina di Paesi nel mondo e forse qualcuno in più. Novemila pedalatori appassionati che  si incontreranno per l’Eroica sulle strade di Gaiole in Chianti vestite a festa. Animeranno il villaggio, anzi i diversi villaggi, nati attorno Casa Eroica che quest’anno, con il museo etrusco, ha assunto la denominazione di Chianti Origo. All’interno di Chianti Origo c’è la ciclofficina di Luciano Berruti che in due giorni di apertura ha registrato già centinaia e centinaia di visite. Ci sono poi le bellissime biciclette che concorrono al “Concorso d’Eleganza”, i  protagonisti del “Concorso Barba e Baffi”, le vetrine del paese che testimoniano un amore antico per il ciclismo che si metterà comodo per godersi la proiezione del docufilm che il giornalista RAI Franco Bortuzzo ha dedicato a Ottavio Bottecchia, primo italiano vincitore del Tour de France. E’ l’ora di Eroica, è il week end di Eroica, è il “Natale laico” che gli eroici usano festeggiare dove “Tutto scorre” come meglio di chiunque spiegò Eraclito: ciò che circonda, noi stessi. Si deve volare un po’ alto per raccontare l’essenza di Eroica, che non sono bici, ristori, sterrati meravigliosi, week end in sella che,  come ben spiegava un tempo una “reclame” che pubblicizzava un amaro ai carciofi , cancellano lo stress del vita moderna…. E’ chiaro a tutti ormai che Eroica non è un sfida ciclistica, una gara epica, una granfondo o chissà cosa:  è un modo di essere e di esistere, uno stile che cancella forme e convenzioni. In una parola è un “mondo”  con tutto ciò che il suo mondo rappresenta, il solo capace di creare una magica armonia degli opposti che è poi il vero segreto per tenere insieme tutto: culture, persone, passioni. Ci sono parole che vanno di moda e, nei nostri giorni, due ricorrono con più frequenza ormai: narrazione e contaminazione. Bene. La “narrazione” di Eroica, ciò che spiega un successo che in una decina di anni ha permesso agli “eroici” di conquistare terre diverse e  lontane, dal Chianti, alle colline del Prosecco,  alla California, da Montalcino, a Castel del Monte sul Gransasso, all’Avana a Cuba è la sua straordinaria capacità di “contaminazione”.  Nicola Rosin, che di Eroica è il presidente,  per spiegare questo “frullare” insieme mondi e culture, racconta spesso che Eroica è un po’ come la “Curva” di uno stadio, dove fianco a fianco si ritrovano persone che vivono nella quotidianità vite differenti e distanti, che hanno visioni diverse, idee diverse, origini diverse e storie diverse. Si ritrovano, tifano, gioiscono e soffrono come se fossero una sola persona, senza pregiudizi e senza steccati. Per anni la contaminazione è stata considerata una minaccia da chi era più che altro preoccupato di conservare l’esistente, una comunità, la famiglia, in buona sostanza il proprio orticello. Contaminare invece serve a mettere in contatto a mescolare a far incontrare cose e persone, ognuna capace di portare qualcosa, tanto o poco tutto serve. Si contamina nell’arte, nell’architettura, nella chimica, nella conoscenza e  dallo scambio nasce sempre qualcosa di nuovo, quasi sempre migliore. Così questa sfida ciclistica originale e fuoritempo è diventata Eroica, un’ altra avventura che va la di là di una bici d’epoca o di una gravel, che va al di là dei tanti o pochi chilometri, dal pedalare una salita senza mettere un piede a terra oppure arrancare spingendo. Eroica è un abbraccio anche tra chi non si conosce e si incontra per la prima volta. Ed è come se  ci si conoscesse da sempre…