E’ divertente scorrere i social nei giorni dopo una maratona. Soprattutto dopo la maratona di New York che, per chi ama e corse di lunga lena, è la madre di tutte le maratone.  Il giorno dopo tutti eroi, stanchi, tramortiti, soddisfatti. Eroi che contano minuti e secondi. Che misurano i percorsi con i gps per far tornare conti che non tornano. Eroi con le gambe bloccate, i muscoli che gridano, rigidi, come un Pinocchio qualsiasi che scende le scale. Eroi fermi ai lati delle strade. Eroi incerti e dal passo sicuro, Eroi  con il sorriso e la gioia che solo un sogno conquistato sa regalare. C’è un tempo per ogni cosa ma non c’è un tempo per la maratona. Due ore e cinquanta? Tre? Tre e quindici, tre e mezzo, quattro? Numeri. E chissenefrega dei numeri. Non c’è un tempo nella maratona perchè ognuno ha il suo ed è il tempo migliore.  Forte, fortissimo, piano adagio o camminando, atleti e tapascioni che fanno due sport diversi. Ma non è un fatto tecnico. Non ci sono muri da abbattere o scavalcare. Il sogno è lo stesso per tutti ma sono mille mondi diversi. C’è chi non molla, chi spinge sempre fino in fondo,  chi deve fare il personale,  chi per un minuto in meno si venderebbe l’anima, chi se non è giornata si ferma, chi un centimetro dopo il traguardo si fa il selfie da postare sui social, chi fa 42 chilometri e non lo diresti mai. C’è chi ride, chi s’incazza, chi piange e c’è chi soffre perchè  sono mille anche i modi di esorcizzare la fatica. E quella c’è sempre, per tutti. C’è chi batte il cinque, chi arriva al traguardo con i figli, chi applaude alla bande che suonano, chi ai bersaglieri, chi trova la forza e l’agilità di accennare anche un paio di passi di danza. C’è  chi ci crede e chi finge di non crederci. C’è chi dice mai più e chi invece fino alla fine dei giorni…Bisogna prendersela la maratona, poi ti resta dentro e non ti lascia più. Soprattutto il giorno dopo…