di Elena Pizzetti

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È un saliscendi ricamato dai filari di vite ordinati lungo le pendenze assolate, i “sorì”, in un continuum che sfuma all’orizzonte, interrotto da boschi e da “rocche”, ripidi pendii rocciosi di marna dal biancore lunare. Geometrie frutto di un’agricoltura eroica e manuale, che ha valso al paesaggio vitivinicolo del Piemonte il riconoscimento di Patrimonio Culturale dell’Umanità Unesco. Equilibrio e rispetto intrecciano un’interazione virtuosa tra uomo e ambiente che la terra ripaga con grappoli pregiati, dagli aromi unici, destinati a diventare vini famosi in ogni dove.

Siamo nel territorio del Consorzio dell’Asti Docg e Moscato d’Asti Docg: 52 comuni nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo che contano circa 9.700 ettari di vigneti di moscato bianco, di cui ben 4.191 con pendenza superiore al 30%.

“Ogni ettaro di vigna, dalla prima potatura alla vendemmia, richiede circa 650 ore di lavoro, 750 se bio” spiegano a Fontanafredda e Casa E. di Mirafiore, nelle Langhe in Serralunga d’Alba. Un luogo evocativo, nato dalla storia d’amore tra il primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II e Rosa Vercellana “la Bela Rusin”, a cui nel 1958 il futuro Sovrano donò la tenuta dove oggi sorge la cantina. Da qui, nel 1886 venne spedito il primo Barolo oltre oceano. Oggi i 120 ettari sono coltivati interamente a biologico senza concimi chimici e diserbanti: un “Rinascimento verde” che nel 2021 darà il via alla prima vendemmia ad emissioni zero. Le cantine custodiscono due milioni e mezzo di litri di vino in affinamento: un universo da esplorare a cominciare dalla Cattedrale, così chiamata per il bel soffitto a volta.

Il Villaggio Narrante, un tempo abitato da 250 persone, conta oggi 12 famiglie e Le Case dei Conti Mirafiore, il primo hotel diffuso delle Langhe composto da quattro strutture. Numerose le esperienze proposte a cominciare da quelle gastronomiche che portano la firma della famiglia Alciati. La Villa Reale ospita Guidoristorante, storica stella Michelin del Piemonte, dove lo chef Ugo Alciati e il fratello Piero propongono un’esperienza di alto livello alla scoperta della tradizione piemontese tra memoria e stagionalità. Sulla stessa linea, ma più informale, Osteria Disguido al Garden, dove bisogna assaggiare assolutamente il vitello tonnato,  e100VINI, enoteca bar a vino.

 

 

Moscato d’Asti, una storia fatta di aromi

Con basso contenuto alcolico e una ricca componente aromatica dai sentori floreali che virano dell’acacia al tiglio, dalla lavanda al basilico al sambuco al biancospino, il Moscato d’Asti accompagnava in vigna la merenda “sinoira”, antenata dell’apericena, consumata per spezzare le lunghe serate estive di lavoro, a base di pane, formaggio, salumi. Protagonista della storia dello spumante nel mondo, e da sempre inserito nei menù dei dolci, oggi il Moscato d’Asti sta vivendo una nuova era che lo vede accompagnare anche piatti salati come i formaggi di capra, salumi, e protagonista, insieme all’Asti Docg, di nuovi cocktail. Per gustarli si può andare alla Caffetteria Mazzetti di Asti, la vivace città di Alfieri, del Palio più antico d’Italia e delle 100 Torri, già nel XII secolo uno dei comuni più ricchi e potenti d’Italia.

 

Oltre a nuove interpretazioni, il Moscato d’Asti, così come l’Asti dolce e secco, ha dalla sua parte la costante ricerca della qualità, che trova nel laboratorio del Consorzio, tra i più all’avanguardia in Italia, una certificazione rigorosa. E nei piccoli produttori le sue punte di diamante: tra Canelli e Sant’Antonio, l’azienda vinicola Ghione Wine, oggi alla quarta generazione, produce Moscato d’Asti Canelli Docg (nuova Docg).

Dopo una degustazione accompagnata da salame cotto di Asti, lardo caldo, robiola di Roccaverano DOP, salame crudo e cotto, si può raggiungere a piedi, tra i vigneti a moscato che crescono sulla terra chiara ricca di marna e calcare, la torre seicentesca dei Contini, dalla cui sommità il panorama spazia dal Monviso al Monte Rosa all’Appennino ligure. “Siano nei 2 kmq dove è nato il moscato d’Asti” racconta Anna Ghione “l’altitudine di 350 m gli conferisce il profumo, l’acidità la freschezza”.

Ma i tesori sono anche nel sottosuolo: a 40 m di profondità, Canelli, sul confine tra Monferrato e Langhe, custodisce ben 20 km di antiche cantine, le Cattedrali Sotterranee, Patrimonio Unesco, dove si celebra il rito dell’affinamento in botti e bottiglie. Nella storica cantina Contratto, 5.000 mq per 38 m di profondità, dove la marna sedimentale mantiene la temperatura stabile tutto l’anno a 13 gradi, Mauro Ferrero, depositario della memoria storica del luogo, effettua il remuage davanti alle pupitre con una compostezza e un’abilità da musicista. “Ne muovo 15.000 al giorno – spiega- il lavoro qui è ancora tutto manuale” .

A Canelli, altre due soste consigliate sono alla pasticceria Bosca, per i tradizionali dolci alla nocciola, e al Ristorante San Marco. Autentico santuario della cucina del territorio da 60 anni, Mariuccia e Piercarlo Ferrero, propongono un’esperienza gourmet con piatti imperdibili come il Crudo di fassona, il Tonno di galletto, gli Agnolottini dal “plin” alla Monferrina e i Tajarin “40 tuorli” al ragù bianco di salsiccia di Bra e coniglio.  Immersi in un romantico panorama collinare, anche il ristorante stellato con terrazza Guido da Costigliole, presso il Relais San Maurizio di Santo Stefano Belbo, firmato dalla famiglia Alciati, è un tempio del gusto, dove provare gli Agnolotti al tovagliolo (serviti senza condimento, così come era usanza portare il pasto agli uomini nei campi) e superbo vitello tonnato.

 

 

Esperienze tra i filari

 A proposito di golosità, non può mancare un picnic in vigna: coreografico  e gustoso quello organizzato dall’Agrichef Paola Arpione dell’agriturismo Tre Colline in Langa, mentre una merenda sinoira con vista viene proposta dalla Casa Vinicola Marenco a Strevi (presidio slow food del moscato passito della Valle Bagnario di Strevi), nella cascina Valtignosa, occasione per assaporare il moscato d’Asti Cru della vigna Scrapona dall’aroma di frutti esotici, e farsi immortalare sulla vicina big bench giallo limone del designer americano Chris Bangle.

Una cantina quella di Marenco che ha anche un’esposizione di antichi oggetti che raccontano la vita contadina. Anche l’Azienda Torelli di Bubbio custodisce un piccolo Museo del vino che narra la storia della famiglia. Qui nel 1992, grazie alla lungimiranza di Gianfranco Torelli, vigneron visionario, è nato il primo vino biologico certificato in Italia: il Moscato d’Asti San Gròd. Ne racconta la storia nel libro “La storia a fumetti del primo vino bio” illustrata da Roberto Giannotti. Tra i filari delle sue viti, che incorniciano la collina di san Grato, crescono le orchidee selvatiche, sentinelle della salubrità di un ambiente coltivato da anni senza prodotti chimici.

 

 

Non solo vino

Altro luogo da scoprire è il Caseificio Agricola Marconi, sulle colline di Monastero Bormida nelle Langhe astigiane, dove Matteo Marconi produce Robiola di Roccaverano DOP, prodotto artigianale al latte di capra in purezza, realizzato seguendo un disciplinare molto rigido, e dalla grande freschezza.

Per un soggiorno in stile country chic, il  Relais Villa Prato a Mombaruzzo tra le colline dell’alto Monferrato, è un buen retiro che offre relax e panorama tra suite accoglienti, spa, piscine e un ristorante molto interessante. Si compone di una grande villa affacciata sulle colline alla quale si sono aggiunte La Tabaccaia e il Borgo. Ideale per un weekend di grande relax.

 

 

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