Una maratona contro la crisi: Venezia insegna
Poche righe perchè l’economia non è il mio forte. Solo per dire che le maratone stanno diventando un business di tutto rispetto e che, soprattutto in periodi di crisi come questo in cui comuni, albergatori e negozianti si lamentano per tagli e affari che crollano, potrebbero essere un bel modo per diversifcare le proprie attività. Ma per avere il giusto ritorno ci si deve credere e quindi investire perchè chi corre (e viaggia per correre) all’ospitalità e ai servizi che gli offrono ci sta attento eccome. E ci mancherebbe. Lo spunto arriva da una ricerca fatta dalla Camera di Commercio di Venezia e dal Venicemarathon club che ha valutato l’impatto economico della maratona sull’indotto della città. Usando una frase un po’ colorita si può dire che la crisi alla maratona le fa un baffo., Almeno a Venezia. Il bilancio è infatti più che positivo: oltre7 milioni di euro, di cui quasi 6 milioni nel solo territorio veneziano ed una crescita in otto anni del 21,32% che, con gli adeguamenti Istat sarebbe addirittura dell’ordine del 32,62%. L’analisi mette in luce la ricchezza prodotta sul territorio dalla Venicemarathon 2009 (e dalle manifestazioni colaterali come la “family run” e la rassegna musicale “Anima la maratona”) e gli effetti che l’evento ha avuto come volano di visibilità e sviluppo per le attività economiche. In questi primi anni del Duemila, secondo lo studio, il target del maratoneta è fondamentalmente cambiato così come sono cambiati il suo potere d’acquisto e i suoi modelli di consumo. Ma il discorso non riguarda solo gli atleti in senso stretto, cioè chi corre. A Venezia nel 2009 gli iscritti sono stati quasi 7.000, precisamente 6mila 965, di cui 5.524 italiani (il 79,31%) e 1.441 stranieri (il 20, 69%), con un incremento del 12,12% rispetto all’ edizione 2001. Si calcola però che ogni maratoneta si porti dietro almeno due persone ( 2,08 secondo la ricerca) e infatti nel 2009 a Venezia sono arrivate 12.885 turisti. Fatte queste premesse, la maggiore propensione di spesa la dimostrano gli stranieri che approfittano della manifestazione per soggiorni turistici di media tra i tre e i cinque giorni e che, oltre alle normali spese alberghiere, spendono in modo interessante anche per oggetti ricordo, regali, trasporti, visite museali, ristoranti. Nel dettaglio, per l’edizione 2009 si stima che i partecipanti stranieri e i loro accompagnatori abbiano speso 3 milioni e 699mila euro tra spese di trasporto (un milione 414mila euro), alloggio (un milione 314mila), di ristorante-pizzeria (248mila euro), acquisti individuali (412mila) e visite a mostre o musei (310mila), mentre gli atleti italiani (e accompagnatori) hanno sostenuto spese superiori al milione e mezzo di euro. E fin qui il calcolo riguarda il giro di affari quantificabile. Ma una maratona importante porta alla città che la ospita anche un guadagno che non è calcolabile in euro ma sicuramente importante come il ritorno di immagine prodotto dalle trasmission Rai. Per Venezia e la riviera del Brenta in particolare, la diretta è durata tre ore e ha registrato un’audience massima di ben 1 milione e 237mila spettatori (il maggior numero di telespettatori in diretta di tutte le maratone italiane riprese dalla tv), per uno share massimo del 13,8%. Tutto ciò per dire che una maratona ad una grande città non porta solo il fastidio di qualche coda agli incroci. Nelle grandi capitali del mondo lo hanno capito da un pezzo. Noi ci staimo attrezzando. Speriamo.