vincenzo-nibali-al-tour-de-franceEspulso, fuori dalla Vuelta. Vincenzo Nibali cade, prova a rientrare in gruppo e alla fine si fa trainare dall’ammiraglia. Tutto viene documentato dalle telecamere e, giustamente, scatta la squalifica. Questa è la cronaca di una giornata da dimenticare per il siciliano e per il ciclismo azzurro che ovviamente non ne esce bene da questa storia. La decisione è stata presa dagli organizzatori dopo aver visionato “un video che mostra chiaramente il siciliano attaccato alla macchina per 200 metri”, le parole di Bruno Valcic, presidente dei commissari della corsa. “Non si poteva fare altrimenti…” hanno detto i giudici e non si doveva fare altrimenti. Perchè il gesto dell’azzurro non ha scusanti , non ha giustificazioni e non si può comprendere. Impensabile tra l’altro che passasse nosservato in un ciclismo che ormai, nelle tappe corse che contano, ha telecamere ovunque fin sulle bici dei protagonisti. Ma il discorso è forse anche un altro. Ciò che colpisce guardando le immagini della caduta è vedere Vincenzo Nibali che aspetta la bici di scorta in piena crisi di nervi. Sembra un leone in gabbia. Una reazione comprensibile, perchè le cadute quest’anno hanno compromesso la sua stagione e la stessa cosa era successa nella seconda tappa del Tour, ma che appare sinceramente esgerata. Così un po si spiega forse la follia di attaccarsi all’ammiraglia. Il perchè di tanto nervosismo si può capire. Nibali in Spagna non ci voleva e non ci doveva andare. Alexander Vinoukourov lo ha portato per forza, dopo un Tour andato così e così, forse anche per fargli capire che aria tira all’Astana e chi comanda. E così il campione siciliano si è trovato a fare i conti i suoi compagni fabio Aru e Michel Landa e con un ruolo in squadra destinato per forrza di cose a essere quello di un gregario. Non se lo meritava. Un’umiliazione simile gliela potevano rsiparmiare e gliel’avrebbero risparmiata se Nibali fosse rientrato nei piani Astana nel prossimo anno. Ma probabilmente così non è e quindi hanno pensato bene di servirgli una Vuelta avvelenata che gli ha fatto perdere la trebisonda alla prima diffcicoltà. E poi, per dirla tutta, non è il primo n’è’ sarà l’ultimo corridore che si fa aiutare da un’ammiraglia per rientrare dopo una caduta. Forse sarebbe bastata una multa o una penalità. Fossero così solerti con chi si dopa…