yassoQualche giorno fa un collega mi ha chiesto se conoscevo  Bart Yasso.  Diciamo che ne ho sentito parlare e poi basta digitare il suo nome su Google per capire che è quasi una star. Molti tra quelli che corrono ne hanno sentito parlare. Perchè prima di una maratona c’è sempre il momento dei dubbi. Uno su tutti: a che ritmo si fa? In quanto si finisce? Si parte un po’ piano e poi si accelera, oppure si parte regolari e si prova a tenere fino in fondo, oppure ancora, nella tattica più disperata, si parte forte, si tiene fino a quando si riesce e poi vada come vada? Ognuno ha la sua strategia e ognuno le sue scaramanzie. Ma, professionisti a parte, c’è anche chi tra i comuni “tapascioni” alla vigilia di una gara fa le cose molto seriamente per capire come comportarsi in corsa. Tra i vari test, che più o meno promettono di pronosticare come andrà a finire, c’è proprio quello di Bart Yasso. Un “pericolossissimo” allenamento di 11 chilometri e mezzo,  che si sviluppa in dieci ripetute da 800 metri con un recupero di 400 tra una e l’altra. Per capirci. Si fanno dieci ottocento metri, si prende il tempo di ogni tratto e si moltiplica la media ottenuta in minuti per ore. Quello dovrebbe essere il tempo della maratona. Esempio: la media degli 800 è di 3 minuti e 45 secondi? Il tempo di maratona dovrebbe aggirarsi sulle 3 ore e 45 minuti. Facile. Troppo Facile. Qual è il rischio? Che se non si è ben allenati per una 42 km la probabilità di lasciarci le penne, dando retta al al maratoneta newyorchese  è del cento per cento. Sì  perchè la proiezione inganna. E il motivo è abbastanza intuitivo. Se uno ha nelle gambe una mezza o un diecimila e si è ben allenato su quelle distanze il test lo porta a termine abbastanza velocemente. E si monta la testa. Il brutto viene dopo, perchè  se uno imposta la sua maratona a quel parametro la proiezione, più che una proiezione, diventa negli ultimi 15 chilometri l’inizio della fine. Morale. Il test di Yasso , come tanti altri, un’indicazione di massima sul tempo di maratona sicuramente la dà ma ad una sola condizione: bisogna aver fatto un ottimo allenamento di preparazione su 42 chilometri. Almeno così dicono e scrivono i tecnici.  Altrimenti è’ come schiacciare con le proprie mani il bottoncino rosso dell’autodistruzione che ogni tanto appare nei cartoni di Bugs Bunny.