dosqua20690332_10212864906929070_6652188737734934360_oLa maratona ti cambia la vita e quella di New York un po’ di più. C’erano una volta Orlando Pizzolato, Gianni Poli e Giacomo Leone. Certo, ci sono ancora ma  una volta vincevano la maratona di New York. Poi l’azzurro nella Grande Mela è  passato di moda perchè Central Park, ma un po’ tutti i traguardi che contano, sono diventati terra di conquista per le gazzelle degli altopiani, imprendibili sulle grandi distanze del fondo e del mezzofondo. Vale la legge dei keniani, vale quella degli etiopi. Vale quasi sempre la leggerezza e la potenza di chi sembra aver firmato un patto segreto con gli dei della corsa.  Poi però qualcosa succede. Poi però spunta un Meb Keflezighi o un altro Carneade che infrange la regola, che prova a rivoltare la logica. Anche se la maratona è sempre più una scienza esatta.  Si valuta il motore, si imposta un allenamento, si decide una tabella di marcia e, se si rispettano i tempi, in linea di massima va come deve andare. Ma questa è la teoria. Poi la gara è la gara. Poi quando si corre ci si guarda in faccia e a volte il banco salta. A volte si trovano energie che neppure ci si aspetta. E allora qualcosa può anche cambiare. E a New York più che altrove, perchè sarà anche la maratona più bella ma non è tra le più facili.  New York ti cambia la vita perché per un maratoneta correre a New York è il coronamento di un sogno che a volte ti fa nascere o rinascere. O almeno ricominciare. Nel 1970, quando l’avventura partì, al via c’erano 127 podisti, domani quando un colpo di cannone darà il via dal ponte di Verrazzano a scattare saranno in 50mila. E in quel fiume umano c’è dentro di tutto, con la corsa che diventa il modo per riscattarsi, per prendersi una rivincita, per dimostrare a se stessi che non c’è difficoltà, sfortuna, malattia o destino contro cui non si possa lottare, combattere e magari vincere. Basta crederci, volerlo. Basta provarci. C’erano una volta gli azzurri che vincevano la maratona di New York ora ci sono gli azzurri che nella grande mela corrono per la prima volta.  E sono tre. Tre  fianco a fianco ai top runners. Francesco Puppi, 25 anni laureando in fisica, quest’anno campione mondiale di corsa in montagna sulle lunghe distanze che proprio grazie a questa vittoria partirà in prima linea da State Iland tra i grandi di questa specialità. Emma Quaglia, medico sportivo,  protagonista in azzurro  con un sesto posto ai Mondiali di maratona nel 2013 che correrà a New York per la prima volta  dopo che 2012, quando era al via, la gara fu annullata per le conseguenze dell’uragano Sandy. E poi Sara Dossena,  crossista, triatleta ed ora maratoneta per un sogno che si corona e  che non si poteva che coronare qui. Quest’anno la 32enne lombarda del Laguna Running che ha vinto il titolo italiano sui 10mila in pista, si è migliorata due volte tra aprile e maggio con 1h11’54” nella mezza di Genova e 1h10’39” in quella di Lugano ma cosa combinerà domani nessuno può dirlo: “In questi mesi la domanda più frequente è stata : che tempo vuoi fare? – spiega sulla sua pagina Facebook- Ora ho la risposta definitiva: non lo so!”. Ed forse il modo migliore per correre a New York. E vale per tutti…