pyL’ombra dell’arma nucleare di Pyongyang continua ad allungarsi sul braciere olimpico delle XXIII olimpiadi invernali che si apriranno l’8 febbraio con una cerimonia ufficiale allo Stadio Olimpico di Pyeongchang, cittadina della Corea del Sud a poche decine di chilometri dal confine più caldo della Guerra Fredda e dell’Era Trump. Che olimpiadi saranno? Se si dovesse dare retta alla cronaca rischiano di essere tra le peggiori e le più pericolose della storia. Con tutte le incertezze che non riguardano solo il fatto che l’organizzazione, finora, non è stata  impeccabile e che gli sponsor hanno latitato in attesa che si rassereni lo scenario internazionale. Ma c’è da scommetterci che non sarà così.  Perchè, nonostante tutto, lo sport ha gli anticorpi per sopravvivere, per rigenerarsi ogni volta, per sorprendere. E per fortuna ci sono gli atleti che si giocheranno la gloria e un centinaio di medaglie. Erano almeno trent’anni che i Giochi non si svolgevano in un’atmosfera così incerta e dominata dalla politica. Qualcuno scopre quello che in molti sanno già e cioè che lo sport ha una sua valenza politica.  E dov’è la novità? Però alla fine parlerà lo sport o quantomeno ci proverà, cercando di far dimenticare scandali, intrighi, sospetti.  Anche se forse non è più possibile, perchè ormai lo sport è business e quindi si porta appresso una scia nera di interesse e di potere che inquina ciò che la storia ci ha consegnato come un sogno da tramandare. Sono le olimpiadi moderne, dei giorni nostri, invernali o estive che siano.  Con le guerre che non si interrompono più, con la paura degli attentati, con gli sponsor che dettano i tempi e le condizioni, con i governi che decidono dove si dovranno fare. La voglia è quella di pensare ad uno sport che abbia la forza e il potere di mettere per un periodo tutto a tacere, di lasciare le tensioni in sospensione, di esaltare la sfida agonistica senza trucco e senza inganno,  dove non si gioca sporco, dove si parte alla pari e alla fine arriva prima chi è più forte. Utopia? Sicuramente sì ma l’Utopia è  il motore formidabile. E così ciò che sembra ineluttabile, inevitabile e già scritto viene continuamente rimesso in discussione. Non saranno olimpiadi da dimenticare. Anzi, le ricorderemo come tutte. Anche queste. Che già un piccolo passo in avanti lo fanno, suggerito da chi forse proprio non ti aspetti.  Kim Jong- un proprio oggi ha  infatti clamorosamente aperto alla possibilità che una delegazione di atleti della Corea del Nord partecipi ai Giochi di Pyeongchang 2018: “I Giochi Invernali che si terranno in Corea del Sud saranno una grande opportunità per il Paese- ha detto nel suo discorso di inizio d’anno-  Sono pronto a intraprendere diversi passi, compreso l’invio di una delegazione. Le Olimpiadi saranno una buona opportunità per testimoniare la grazia del popolo coreano al mondo e l’anno 2018 sarà un anno significato tanto per il Nord come per il Sud”. Soddisfatti gli organizzatori, soddisfatto il Comitato olimpico nazionale per cui ” Il successo dei Giochi contribuirà alla stabilità non solo nella penisola coreana, ma anche in Asia orientale e nel resto del mondo“. Soddisfatti tutti. C’erano una volta le olimpiadi e forse ci sono ancora.