Granfondo_Laigueglia_Alè_foto_gs_alpi.jpg.480x0_q70_crop-scaleOttima la bici da spinning. Ottimi anche i rulli. Con vista sulla parete del salotto o sul muro di un garage. Maglia tecnica,  asciugamano, musica nelle orecchie e borraccia con i sali che sembra quasi tutto vero. C’è poi chi collega un cavo del pc e allora davanti  scorrono le immagini dei una tappa del Tour, di un muro del Fiandre, dello Stelvio o del Mortirolo. La strada sale e i pedali sotto i tuoi piedi diventano più duri da spingere come se anzichè un videogioco fosse una salita vera. Si fa di necessità virtù. Per i malati della bici l’inverno padano non è una stagione felice. Per “osare” si aspetta un giornata senza nebbia, una strada senza ghiaccio, un cielo con uno spicchio di azzurro e un raggio di sole. E comunque non a tutte  le ore. Chi può mette la bici in strada tra le undici del mattino e le tre del pomeriggio, l’unica finestra possibile. Oltre non si può. E’ l’umidità che ti gela l’anima. Ti si ghiaccia addosso. Guanti, gambali, cosciali, maglia termica, wind stopper, passamontagna, casco, sottocasco e copriscapre che sembri un palombaro. Così i rulli diventano l’unica salvezza. Ci si adegua e ci si accontenta. Fino a quando non si ha la fortuna o la sfortuna ( dipende dai punti di vista) di andare due o tre giorni sulla riviera Ligure a “svernare” in una coda delle vacanze natalizie. Un altro mondo.  Che tradotto in cifre fanno 19 gradi centigradi alle undici del mattino, un sole caldo che sembra primavera, un cielo terso che si vede la Corsica e qualche audace ( più di uno) che si tuffa in mare per fare una nuotata. La pianura padana non c’è più. Cancellata, dimenticata, lontanissima.  E la bici torna ad essere  ciò che deve essere. Non il tormento di un inverno umido e nebbioso, i piedi e le mani ghiacciate e il freddo che ti trapassa le ossa. Ma il godere di pedalare in “corto” anche a gennaio, il piacere del sudore che ti cala dalla fronte, la “libidine” di sentire il vento caldo che ti accarezza la faccia. Alassio, LaiguegliaCapo Mele,  Capo Cervo e poi Capo Berta puntando verso Imperia e ancora verso la salita del Testico avventurandosi nell’entroterra. Chilometri e chilometri: i rulli e lo spinning sono solo lontani parenti…