Stefano-BaldiniChe  le olimpiadi siano ormai i Giochi del business,  organizzati e disputati in un Paese anzichè in un altro in virtù di piani e accordi che seguono più logiche politico-economiche che non sportive,  si sa.  E il discorso vale anche per le discipline che entrano ed escono. C’erano una volta le olimpiadi della 50 chilometri di marcia ci sono adesso quelle dello skate, del surf, dello squash che portano più appassionati e contratti.  Ma forse c’è un limite che imporrebbe il rispetto di una tradizione dei Giochi come  momento più alto delle sport in assoluto in una visione romantica che ha contribuito a creare il mito. Così suona strano che il comitato  Il Comitato organizzatore di Parigi 2024 abbia inserito pochi giorni fa tra le sue scelte per il programma olimpico la breakdance perchè, come ha spiegato l’ex canoista Tony Estanguet, tre volte campione olimpico nello slalom C1 e oggi presidente del comitato organizzatore,  permetterebbero ai Giochi di essere «più urbani e più artistici».  Ma non è finita. Perchè c’è un’altra apertura che potrebbe diventare il punto di non ritorno nella storia delle Olimpiadi. Gli organizzatori parigini infatti stanno pensando di aprire la maratona olimpica a tutti gli appassionati facendoli correre sullo stesso percorso dei campioni con qualche ora di anticipo o di ritardo. Una scelta che , nella retorica del populismo più estremo, cancellerebbe in un amen il senso della maratona olimpica, trasformandola da rito riservato agli eroi in una delle tante gare “pagane” che si corrono nel mondo. La maratona olimpica  è storia, mito, è la madre di tutte le gare,  dove chi vince alza le braccia davanti agli dei. E’ la sfida che ad Atene ha incoronato Stefano Baldini  “Dio di maratona”. E’ la quintessenza di un gesto che agli umani è solo concesso di sognare. Far correre i tapascioni nella maratona olimpica significherebbe cancellarla..