La Storia? Una sequenza di momenti “fatali”
Su un recente volume della Treccani dedicato ai neologismi ho trovato questa definizione di storytelling: “Affabulazione, arte di scrivere o raccontare storie catturando l’attenzione e l’interesse del pubblico”. Sono andato a vedere questa voce spinto dalla lettura di un piccolo capolavoro che mi è capitato, casualmente, tra le mani. Si tratta di Momenti fatali di Stefen Zweig (nella meravigliosa traduzione di Donata Berra per Adelphi). Il libro infatti racconta tredici episodi o personaggi “storici” e lo fa partendo esclusivamente dai fatti. Però ne fa dei suggestivi racconti che tengono il lettore incollato alla pagina. Zweig è celebre per la sua passione per la Storia e le biografie. Ma oggi lo definiremmo un abilissimo divulgatore. Ebbene questi piccoli “medaglioni narrativi” possono considerarsi racconti davvero accattivanti e seducenti. Complice anche il lavoro della traduttrice che ha saputo dare al tono epico, e a volte enfatico, di Zweig un’eleganza davvero rara.
Leggendolo mi sono reso conto che oggi più che mai c’è bisogno di tornare a letture che raccontino gesti eroici, decisioni fatali e momenti irripetibili della storia dell’umanità. Forse proprio perché il nostro presente appare – almeno ai miei occhi – sempre più prosaico e privo di forza spirituale. Mentre leggevo del capitano britannico Robert Falcon Scott, che perse con onore la gara della conquista del Polo sud, o degli eroici difensori di Bisanzio, capitolata soltanto per un banale scherzo del destino anche se le forze in campo la davano comunque per spacciata nella resistenza ai turchi, ho pensato che oggi non sarebbe male sottoporre ai nostri ragazzi questi racconti. Sono avvincenti come quelli usciti dalle penne di Alexandre Dumas ma senza perdere il filo della Storia. Narrazioni, tra l’altro, edificanti nel senso più nobile. E cioè che ci aiutano a capire come la sorte si faccia beffe di noi e che quindi dobbiamo anche saper accettare il destino con animo stoico. A questo proposito la storia – o meglio la parabola esistenziale – dell’avventuriero svizzero Johann August Suter, che è arrivato a un passo dal divenire l’uomo più ricco del mondo ma, grazie alla cieca avidità dei cercatori d’oro della California del diciannovesimo secolo, è finito in tutt’altro “girone infernale”.
Dosteovskij, Handel, Tolstoj e Napoleone sono altri protagonisti di queste storie. Il libro, pubblicato la prima volta nel 1928, ebbe però una seconda edizione nel 1940 (due anni prima della morte dell’autore per suicidio) dove vennero aggiunti altri due medaglioni. Uno dedicato al presidente americano Woodrow Wilson e al suo sogno di una società delle Nazioni che portasse finalmente l’Umanità a una stagione di concreta e definitiva concordia. Racconto che letto alla luce dei terribili giorni della guerra in Ucraina risulta profetico in maniera inquietante. L’altro dedicato a Cicerone. Il grande scrittore latino sarebbe fiero di questo racconto che ne esalta non solo il genio letterario e politico, ma anche il suo coraggio e senso morale. E il racconto della sua morte – per mano dei sicari di Antonio – è davvero commovente. Anzi fa quasi venire i brividi pensando che Zweig si è tolto la vita pensando alla mancanza di un futuro per sé e la sua giovane moglie, pur essendo ben lontano dal tragico teatro europeo dove si stavano consumando gli anni peggiori della Seconda guerra mondiale. Nel Brasile nel quale aveva trovato rifugio non riusciva a vedere più una speranza per l’umanità. Che pure in Momenti fatali è esaltata con tanta valore. A volte, come recitava Virgilio, la fortuna aiuta i coraggiosi. E Zweig ne offre esempi meravigliosi in questo piccolo capolavoro. Altre il destino nega all’eroe la vittoria finale, come per il capitano Scott sepolto sotto il ghiaccio del Polo Sud o per Napoleone, tradito dall’ottusa fedeltà agli ordini di un suo ufficiale nell’ultima battaglia di Waterloo. Nella nostra biblioteca un libro del genere svetterà sempre come una gemma preziosissima.