Alzi la mano chi non ricorda la  cavalcata trionfale di Stefano Baldini ad Atene. Il suo ingresso allo stadio Panatinaikò. Il <Bravo, bravo, bravo!!!>  di Franco Bragagna nella diretta della Rai. Tanti anni fa, otto per la precisione. Ma quelle immagini fanno parte della memoria e delle emozioni di tanti maratoneti-tapascioni come me. E tornano. Così come torna la smorfia di fatica di quel Meb Keflezighi che fino all’ultimo insegui l’azzurro e salì sul secondo gradino del podio olimpico. Meb, con un cappellino nero e un paio di bracciali di quelli che usano i ciclisti, qualche anno dopo trionfò a sopresa nella maratona di New York. Lui eritreo ma con passaporto americano e con un pezzo po’ di storia italiana perchè in Brianza ha vissuto per anni, riportò il sigillo “yankee” su una maratona  ormai colonizzata da keniani ed etiopi. E fu un trionfo. E  Meb e ancora qui. Non molla.  Pochi giorni fa , a 36 anni ha vinto o “trials” Usa di maratona per le Olimpiadi di Londra  battendo in 2 ore 09’08″  il favorito Ryan Hall. Il terzo posto, l’ultimo utile per andare ai Giochi londinesi, è stato appannaggio dell’ex specialista dei diecimila in pista Abdi Abdirahman. Inutile dire che a giugno farò il tifo per lui.