<In bici io? Mai andato…». Però le bici sono un bel pezzo della sua vita. E anche il suo «business» cominciato come meccanico nel negozio di cicli dei suo genitori a San Nicolò Trebbia nel Piacentino e, dopo un bel girovagare, arrivato in via Borgospesso, nel quadrilatero della moda di Milano, nel palazzo dove ora al posto dei gioielli di stoffa di Laura Biagiotti ci sono gioielli a due ruote in carbonio e titanio. «Per come intendo io un negozio di bici- racconta Claudio Raschiani– non potevo che aprire qui. É la mia sfida: vendere biciclette che siano qualcosa in più di un semplice strumento per fare sport o per muoversi. Chi viene qui è perchè cerca qualcosa di diverso, una bici fatta a sua immagine e somiglianza e comunque un pezzo unico che può anche costuirse seguendo i lavori in fabbrica…». Un atelier che ospiti delle bicilette non si era ancora visto. Ma lo stile è lo stesso. Arredamento minimalista perchè soprattutto devono risaltare ruote e pedivelle: in vetrina, sui muri, appese alle finestre, illuminate dai faretti, accarezzate dalla luce che brilla sulle cromature. «Ho aperto nello stesso giorno in cui è iniziato il pontificato di Papa Francesco perchè sono cattolico e un po’ anche scaramantico. Mi hanno dato del “matto“, del folle perchè nel pensare comune la bici non è un oggetto che che può stare tra le grandi griffe. E invece io penso esattamente il contrario. Si possono vendere bici anche senza avere le mani sporche di grasso..». Così nelle vetrine del Raschiani Bicycle store fanno bella mostra bici da corsa in titanio della Passoni, «fuoriserie» da crono della Deda, stilose urban bike Taurus o le elettriche un po’ retro della Velosolex, la stessa ditta che inventò mezzo secolo fa la bici-motorino che si azionava con una leva. E la gente passa e si ferma a guardare, soprattutto stranieri che qui nel quadrilatero sono di casa. Guardano, entrano, fotografano, chiedono e alla fine comprano. «Un paio di settimane fa- racconta Raschiani- è entrato un signore distinto che fa il personal shopper ma non mi ha voluto dire per chi. Ha visto la Passoni in titanio che avevo in vetrina, ha chiesto il prezzo che è di svariate migliaia di euro e non ha battuto ciglio. Il tempo di una telefonata e l’ha comprata. Dopo un paio d’ore è arrivato un furgone e l’ha portata a Linate. Credo sia volata negli Emirati…». Ma via Borgospesso non è l’unica scommessa di Raschiani che ha aperto una vetrina anche in via Condotti a Roma e presto si allargherà anche all’estero anche se, da buon scaramatico, non vuol dire dove: «Il mio sogno nel cassetto è uno store nel centro di Parigi…vedremo». Ma ora pedala nel quadrilatero sui tre piani di uno store che ospita anche un centro di biomeccanica dove si studia la posizione in bici dei ciclisti per metterli in sella nel modo migliore e presto anche una sezione riservata allo sci. Però la bici resta il cuore. E nel cuore. E sono i dettagli a fare la differenza. Dai mozzi cromati di una «fissa» che sta in bilico su una finestra, alle selle in cuoio per i modelli più retro, ai nuovi caschi Poc che stanno facendo tendenza al Tour de France alle prolunghe da triathlon in carbonio che pesano un soffio. Piccole opere d’arte per chi ama le due ruote. Piccoli oggetti del desiderio per una tribù che vive di fatica e che davanti a una pedivella, un cambio o a un reggisella resta incantata come davanti ad un quadro esposto al Louvre. E guai a disturbare…