Si ripete spesso che lo sport, i campioni dello sport, devono essere un esempio. Ed è giusto che sia.  Il calcio non sempre dà prove lampanti.  Giovani, ricchi, famosi e coccolati  molti calciatori fanno un po’ fatica a volte concentrarsi su temi scomodi e magari anche pericolosi. Così  fa piacere trovare questa mattina sulle pagine del Corriere dello sport  le parole di  Omar El Kaddouri, centrocampista del Torino nato a Bruxelles da genitori marocchini, di fede musulmana che invita a non confondere l’Islam con il terrorismo. El Kaddouri, che aveva giocato nelle giovanili del Belgio e poi ha scelto il Marocco, è un musulmano praticante anche se ha ammesso di essersi preso la licenza dal pieno rispetto del digiuno imposto dal Ramadan perchè  difficile da conciliare  con i tempi e le fatiche degli allenamenti. La sua in questi giorni in cui tutti si sentono un po’ Charlie, in cui molti condannano, distinguono polemizzano è una delle poche voci che arrivano dallo sport .  Il “granata” scende in campo con una vignetta pubblicata sul suo account twitter dove si spiega che bisogna imparare a fare la differenza perchè ciò che è successo a Parigi con la religione non ha nulla a che fare: «Ceci n’est pas une religione. Apprenez a faire la difference…>. Il messaggio, dove fa bella vista di sè un kalashnikov,  si sovrappone alle sagome dei fedeli in ginocchio in preghiera e in mezzo a loro c’è un uomo con un fucile in spalla. La vignetta prende spunto da un’opera dell’artista surrealista Renè Magritte, belga come El Kaddouri:  «Il tradimento delle immagini». Nel celebre quadro era una pipa, nella vignetta scelta da El Kaddouri  diventa un kalashnikov.  Ma soprattutto diventa la voce di un campione dello sport che “mette la sua faccia”, come si usa dire oggi,  su un tema scottante. E per una volta il calcio “bistrattato” dà una lezione a molti campioni che  in questi giorni non hanno detto una parola.