Domenico Passuello con il Challenge ha un buon feeling. Ottimo, anzi. Ha vinto Rimini, ha fatto il bis in Sardegna al Forte Village e oggi  a Subic Bay nelle Filippine ha messo nella sua nuova bacheca da triatleta la terza vittoria in questo circuito. Banalmente si potrebbe dire che non c’è due senza tre ma di banale nella vittoria in un mezzo Ironman  non c’è mai nulla. Nulla si improvvisa e nulla ci si inventa. Così la seconda edizione del Challenge asiatico  ha  il suo degno vincitore con una  corsa da protagonista, una corsa davanti.  Passuello la differenza l’ha fatta  in bici sulle strade del Bataang Technology Park, un  percorso tecnico e nervoso, “mangia e bevi” dicono i ciclisti. E il livornese la lingua delle due ruote la parla alla perfezione,  gli viene  facile, c’è nato e cresciuto tra telai e pedivelle. Così quando si tratta di pedalare gli altri devono spesso corrergli dietro. Ma per vincere un Challenge non basta solo andar forte in bici. Per mettersi dietro gente come il danese Rasmus Petraeus o l’australiano Mitch Robbins, per dar loro minuti, bisogna far bene anche a nuoto e a piedi. E il stamattina l’atlketa del Forhans Team  ha strappato tempi ottimi  già dal tuffo nell’oasi protetta in cui ci si giocava la frazione di nuoto. Ventisei minuti e mezzo per uscire dall’acqua e una mezza corsa in un’ora e 11 gli hanno permesso di chiudere la gara in 4 ore e 4 minuti. Primo. Primo a braccia alzate su un traguardo importante che si tinge di azzurro. O forse d’amaranto. Livorno ha sempre scritto pagine importanti nello sport dal basket al calcio con Armando Picchi,  Cristiano Lucarelli e Max Allegri. Ma oggi va di moda il triathlon.