C’è sempre uno che vince e sempre uno che perde. E’ una banalità, ma lo sport è questo. Però non è mai una guerra. Domenica a Valencia Valentino Rossi  e Jorge Lorenzo si giocheranno il mondiale della Moto Gp in un clima che dire velenoso è poco. Senza star lì a ricordare cosa è successo a Sepang con Marc Marquez, chi ha torto, chi ha ragione, chi ha cominciato prima o dopo, fa impressione ascoltare le parole. Soprattutto se vale la regola che le parole hanno un peso, altrimenti finisce che si parla a caso e ciò che si dice non vale nulla. Non è così: le parole contano. Contano ancora per fortuna. E la sfida tra i due centauri sembra più un duello vero che un duello sportivo. In radio e sui giornali, nelle interviste, nei commenti, negli interventi di esperti, ex piloti e manger si sente parlare di guerra, battaglia,  scontro finale. Si coniugano verbi come “abbattere”,  “distruggere”,  “vendicare”.  Si sente parlare più di nemici che di avversari.  Si immagina una sfida che potrebbe anche non essere per niente sportiva.  Sarà retorica però c’è un altro sport . Per fortuna ci sono tante altre parole.  C’è il rugby  e ci sono gli All Blacks che, più o meno una settimana fa festeggiano a Twickenham sotto la pioggia londinese la vittoria  mondiale e prima ancora di esultare vanno ad abbracciare i sudafricani che hanno battuto. C’è Sonny Bill Williams, il primo musulmano a vestire la maglia neozelandese,  che si inginocchia  per rincuorare il centro Jesse Kriel seduto in lacrime sotto i pali.  Per fortuna c’è il basket e ci sono  Massimiliano Menetti e Meo Sacchetti i due tecnici di Sassari  e Reggio Emilia  che a giugno si giocano una delle più belle finali scudetto della storia della pallacanestro italiana e, dopo la settima partita persa di un punto sulla sirena, prima di correre dai propri giocatori vanno cercarsi per un abbraccio.  Per fortuna c’è il triathlon e ci sono Alistair Brownlee  e Javier Gomez che quattro anni fa ai giochi olimpici di Londra si giocano una medaglia che vale una carriera e alla fine sul traguardo dopo aver dato tutto e di più crollano e si stringono la mano la mano. Primo o secondo. Prima o dopo. Vincenti o battuti.  Gioia e delusione. Ci sono tante parole con cui si può raccontare una vittoria o una sconfitta e con cui si può raccontare lo sport. Però bisogna usarle come vanno usate, altrimenti lo sport rischia di diventare un’altra cosa…