sarSognare si può, anzi si deve. Vale per tutti ma soprattutto vale per gli atleti. Se poi il sogno è un’olimpiade allora diventa benzina a doppio, triplo carico di ottani per testa e muscoli.  E per il cuore. Non c’è gara così. Non c’è nulla che possa darti la stessa adrenalina di una sfida olimpica. E allora, anche se può sembrare difficile o addirittura impossibile, uno ci prova con tutte le sue forze, fino all’ultimo, fino all’ultima goccia di sudore. “Io nella squadra femminile  per Rio? Sarebbe un sogno ma per ora sono la prima delle riserve…”. Sara Dossena, 31 anni atleta del 707 Triathlon team è abituata alle salite visto che è nata a Clusone nella Bergamasca, a un tiro di schioppo dalla Presolana. Ma sa perfettamente che questa sarà la più dura delle salite. La incontri nel corner della Mizuno nel press day milanese di Green Media Lab a Milano,  e capisci all’istante che non è una tipa che lascia che le cose le capitino addosso. Rio alla sua età potrebbe essere l’ultima chanche di partecipare ad un’olimpiade e farà di tutto per provarci, per convincere il commissario tecnico azzurro Mario Miglio a convocarla. <Il mio problema è che io sono arrivata al triathlon solo da qualche anno- spiega- Ho sempre fatto atletica e poi ho deciso di provare anche a nuotare e pedalare. Ma in acqua devo ancora migliorare molto. E’ il mio cruccio…”. Dipende dai punti di vista. Essere arrivata al triathlon da poco può essere uno svantaggio ma significa anche che gli spazi per crescere sono enormi. E infatti a Gallarate dove vive, una delle tappe quotidiane della sua giornata è proprio la piscina. Sempre così negli ultimi tempi. “Sì è vero sto nuotando tantissimo – racconta- Con  Gianni Leone e Maurizio Brassini che sono i tecnici che mi seguono abbiamo deciso di investire molto in acqua, però è chiaro che va cercato un equilibrio anche con le altre due dsicipline. Quanto mi alleno? Praticamente tutti i giorni alternando tecnica e “lavori”. E infatti ogni tanto penso a chi me lo fa fare. Ma dura poco…>. Dura un amen. Dura lo spazio di un pensiero, come capita a chi quotidianamente è abituato a fare i conti con la fatica. Se però poi hai un sogno in testa che gira e rigira allora tutto diventa lieve. Anche i sacrifici. Che però non sono mai inutili.  Tutto torna, anche se magari non proprio come si vorrebbe. Come qualche mese fa a Madrid, nei campionati europei di duathlon, quando solo un guasto alla bici le ha tolto la vittoria quando sembrava cosa fatta. Capita. Soprattutto all’estero dove le gare sono un’altra cosa. “Sì è tutto diverso – spiega- Gareggiare in Italia è un discorso, in altri Paesi cambia un po’ tutto e se esci attardata dal nuoto fai troppa fatica a rientrare in bici. Poi puoi anche essere veloce nella corsa ma non serve quasi più…”.  Migliorerà nel nuoto, glielo si legge negli occhi perchè ha la determinazione di chi è abituata a correre in montagna e ad affrontare le salite. Anche quelle che sembrano impossibili. E il sogno verso Rio è una scalata da brividi ma forse proprio per questo ancora più affascinante: <Cosa succede se non riesco ad andarci? Non succede assolutamente nulla. Di sicuro non smetto e magari proverò a vincere una gara di coppa del mondo…”. E’ il sogno di riserva, ce n’è sempre qualcuno nei cassetti. Basta saperlo cercare…

 

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