Campionati Europei di Amsterdam“Non sono un rifondatore e nemmeno un riformatore dell’atletica italiana. Ho soltanto 20 mesi di lavoro da qui alle Olimpiadi… “.  Venti mesi per cambiare, per ripartire e forse per risorgere. Sessantuno anni, pugliese di nascita, ma trapiantato a Milano fin da quando aveva 9 anni, Antonio La Torre,   il nuovo direttore tecnico dell’atletica italiana, è stato presentato oggi a Roma. Cresciuto nella settore marcia  (ad Atene nel 2004 ha vinto l’oro olimpico della 20km con Ivano  Brugnetti)  è attualmente professore associato di scienze motorie all’Università di Milano e nel suo curriculum  c’è anche il ruolo di coordinatore tecnico della preparazione olimpica CONI e di consulenza della scuola dello sport.: ” Ci metto la faccia- ha detto –  Il tema è occhi avanti verso Doha e verso Tokyo. Via il dito dal pulsante rewind, è ora di avanzare velocemente. Nel nostro team confidiamo di ritrovare presto un centravanti come Stefano Baldini, la porta per lui è sempre aperta.  Dobbiamo viaggiare come le fibre veloci di Filippo Tortu. Siamo una squadra unica e dobbiamo lavorare perché lo straordinario lavoro fatto nel giovanile venga a maturazione”. Ricostruire non è  un verbo che gli piace ma ripartire sì anche se poi pare una sottigliezza perchè il succo è lo stesso. Risorgere dalle ceneri di Berlino, una spedizione che ha lasciato in  eredità una discussione che obbliga a voltarsi indietro e che può essere utile solo se permetterà di capire dove si è sbagliato. “Ora le chiacchiere stanno a zero annuncia La Torre-  Il mondo non aspetta nessuno, l’abbiamo appena visto con i due eccezionali record nello stesso giorno di Kipchoge in maratona e Mayer nel decathlon. Bisogna decidere su che binario viaggiare, ma io vorrei che l’atletica italiana provasse ad andare, con chi ne ha le possibilità, in quella direzione, confidando che questo ispiri anche gli atleti che spingono da sotto. Per cercare di salire sempre più in alto. Mancano solo 20  mesi a Tokyo, quindi abbiamo poco tempo davanti, per affrontare questa  sfida difficile, ma ci proviamo”. E cambiare si cambia, già da subito con la Fidal che ha deciso di tagliare “l’assegno di studio” a 17 dei 41 atleti che fanno parte dell’Athletic Elite Club: saranno valutati i risultati  e sarà proprio La Torre a comunicare personalmente agli atleti chi rimarrà fuori: “Ho chiesto di poter avere una selezione top level nel gruppo degli atleti che fanno parte dell’Athletic Elite Club- spiega il nuovo Dt –  una fascia ristretta con chi è in grado di  affrontare l’élite mondiale da protagonista come Antonella Palmisano, Gianmarco Tamberi, Filippo Tortu e Fausto Desalu.  Desalu agli Europei di Berlino è stato capace di un notevole progresso nei 200, nel momento più importante. Ora ha l’obbligo per sé stesso di sognare ancora più in grande e puntare ad abbattere la barriera dei 20 secondi”.  “Con  Elio Locatelli che mi aiuterà a fornire un supporto scientifico applicato- aggiunge- siamo stati a Nizza da Jean-Benoit Morin, un ricercatore francese che si è occupato anche di Christophe Lemaitre, per studiare Filippo Tortu che già correva a 10,70 metri al secondo per capire su quali aspetti intervenire: sia per risolvere alcuni problemi nell’affrontare le curve, sia per perfezionare e migliorare ulteriormente le sue capacità tecniche di corsa che sono eccezionali. Sempre sotto l’attenta regia di papà Salvino, che ha avuto l’intelligenza e l’umiltà di capire che adesso la sfida diventa più grande”. Così cambierà l’atletica in venti mesi. SEnza parlare di rifondazioni o di rivoluzioni: “Faccio mie le parole che un grande campione e un grande uomo come Franco Sar – spiega La Torre-  Lo sguardo  deve essere alto, oltre l’orizzonte. Perché è importante saper guardare lontano ed è questo lo spirito che dovrà animare questa squadra…”