Luca Pancalli, è il Presidente nazionale del Comitato Italiano Paralimpico ed era un pentatleta che nell’1981 cadendo in gara da cavallo, perse l’uso delle gambe per una frattura delle vertebre cervicali. E’ stato il paratleta più medagliato dell’era moderna ed è uno dei nostri migliori dirigenti sportivi. Averne così. Tanto per capire quando era  presidente della Federazione Gioco Calcio e, dando retta al buonsenso  e non alle logiche di potere, ebbe il coraggio di sospendere il campionato quando nel 2007 durante il derby Palermo-Catania fu ucciso dagli ultrà l’ispettore Filippo Raciti.  Avrebbe cambiato parecchie cose e infatti non è durato, si è dimesso o si è dovuto dimettere. Ma Pancalli è tante altre cose ancora e pochi anni fa è stato insignito dal Comitato internazionale Paralimpico del ” Paralympic Order”,  il massimo ed esclusivo riconoscimento per chi nella vita si sia particolarmente prodigato per lo sviluppo del movimento. Si potrebbe continuare, ma non serve.  Ha un altro passo e lo fa vedere ogni volta che entra in un dibattito. Pochi giorni fa, dopo le polemiche suscitate dal post del consigliere regionale Pd in Toscana Iacopo Melio che aveva spiegato con un paradosso che il miglior ministero alla disabilità è in realtà è quello che non esiste perchè vorrebbe dire che la disabilità è diventata una normalità, Pancalli aveva aggiunto che la politica ha voluto dare a questo dicastero la funzione di incidere sull’azione degli altri perché non abbiamo ancora raggiunto un più alto livello di consapevolezza. E come dargli torto? Ed ora la questione si sposta sull’accesso degli atleti paralimpici all’interno dei corpi civili dello Stato e dei gruppi militari che rischia di saltare a pochi giorni dalla scadenza della legge delega di riforma dello sport.. «Il movimento paralimpico, dopo 20 anni di attesa, era riuscito a ottenere un grande riconoscimento, ossia la possibilità di assumere con contratti di diritto sportivo gli atleti paralimpici all’interno dei Corpi dello Stato e dei Corpi militari – ha spiegato Pancalli ai microfoni di Rai Radio 1 – Una sostanziale equiparazione con i colleghi olimpici che oggi hanno la possibilità, attraverso la forma dell’arruolamento, di continuare a praticare le proprie attività sportive in condizioni ben diverse sotto il profilo, retributivo, assicurativo e anche della tutela sanitaria. L’effervescenza che sta caratterizzando questa fase della vita politica del nostro Paese potrebbe bloccare la realizzazione di questo percorso. Significherebbe dover ricominciare tutto da capo ma soprattutto infrangere un sogno rincorso faticosamente per oltre 20 anni. Questo scenario rappresenterebbe una grandissima occasione persa e un enorme dispiacere per tutto il movimento».