“Pensiamo che non aver voluto voluto forzare o creare alcuna forma di canale privilegiato per vaccinare gli atleti all’inizio di questa storia fosse la strada più giusta e più saggia Ma più ci si avvicina all’appuntamento di Tokyo più il rischio che un atleta butti cinque anni di sacrifici e allenamenti, magari con la qualifica in tasca, se dovesse contrarre il Covid è alto». Giovanni Malagò, il numero uno dello sport italiano ieri è stato chiaro ai microfoni di “Radio Anch’io Sport” su RadioUno: vaccinare gli atleti non è un privilegio anche perchè molte Federazioni straniere per chi ha raggiunto la qualificazione olimpica già lo hanno fatto. E perchè vaccinare tutti i 300-350 azzurri servirebbe  a scongiurare quella che si prospetta come una fastidiosa disparità di trattamento tra gli atleti dei corpi militari che già sono stati vaccinati e quelli civili che invece ancora aspettano. Sulla questione è intervenuto anche Carlo Tranquilli, presidente della Federazione medici sportivi del Lazio: “Prima si vaccinano meglio è- ha spiegato-  Sono giovani e possono diventare dei facili vettori. Disparità tra chi è del gruppo militare e chi è un atleta civile? Non c’è dubbio che gli atleti olimpici abbiano una responsabilità importante anche nei confronti del Paese. Credo che questo sia un passaggio fondamentale, il valore dell’atleta olimpico è un valore di rappresentanza del Paese. Non si pensi ad un privilegio nei confronti degli atleti quanto ad una misura cautelativa”