Mancano 17 giorni all’inizio delle olimpiadi. «Considerando l’attuale situazione del Covid-19, è necessario ridurre il rischio di infezione limitando il movimento degli spettatori. È stato quindi deciso di chiedere al pubblico di astenersi dall’assistere alle gare lungo il percorso». Questo il comunicato congiunto pubblicato dal comitato organizzatore dei Giochi di Tokyo, dalla prefettura e dalla polizia di Hokkaido e dalle autorità della città di Sapporo, al termine di una riunione tecnica relativa alle gare di maratona e marcia. Eccoli qua i Giochi in tempo di Covid.  E così, mentre girano le immagini degli stadi  pieni di tifosi che si abbracciano per gli Europei di calcio e uno pensa che sia tutto più o meno finito, il Giappone ci riporta in fretta alla realtà. Quella dei Giochi che da quelle parti nessuno in realtà voleva e che si faranno lo stesso ma con tutte le precauzioni del caso. E allora maratona e marcia finiscono nella “bolla” . Un’ipotesi partorita dall’ emergenza, una sfida asettica senza  pubblico, senza tifo,  senza applausi,  senza nessuna possibilità di vedere gli atleti sul percorso. Tutto chiuso e blindato per mantenere intatta la bolla di biosicurezza in cui  verranno calati maratoneti e marciatori. Tutti “tamponati” nel loro Paese di origine e poi all’arrivo, tutti alloggiati in un hotel il più isolati possibile, tutti con le mascherine e in camere singole, tutti a cena e a pranzo separatamente, tutti ovviamente distanti. Una festa mancata, una festa triste perchè la maratona è un lungo viaggio che attraversa la storia, le città, che raccoglie tifosi e passione strada facendo e non può finire dentro una bolla. Una festa che in realtà non ci sarà…