“Trent’anni fa non era così, c’erano famiglie che si commiseravano e che non permettevano ai loro figli disabili di uscire di casa. Ora, per quanto la situazione sia migliorata, molte persone con disabilità ancora non sanno cosa significa fare sport perché si sottovalutano e non capiscono che non mettendosi in gioco non potranno mai sapere se in loro si nasconde un campione…”. Questo raccontava qualche tempo fa a Repubblica Giovanni Achenza, sardo di Oschiri, bronzo a Tokyo  nel paratriathlon disciplina in cui sta scrivendo un bel pezzo di storia che forse supera anche la realtà.  Non è un ragazzino: ha cinquant’anni. E l’età spiega tante cose della sua storia sportiva, una in particolare. Se a cinquant’anni un atleta ha ancora voglia di fare fatica, sacrifici, rinunce non c’è disabilità che tenga. Vince la testa perchè la disabilità è una condizione e non un limite e  Achenza, ma come lui tutti gli altri atleti paralimpici che in questi giorni stanno gareggiando in Giappone, sono la migliore narrazione possibile di quanto l’handicap sia soprattutto negli occhi di chi guarda. E’ una rivoluzione di normalità quella che Achenza fa nelle sue sfide.  L’altra sera, per seguire la sua gara di paratriathlon a Tokyo,  ad Oschiri i suoi compaesani si sono ritrovati nel piazzale della scuola per fare il tifo davanti a un maxischermo.  Come con la nazionale, come se il Cagliari si giocasse una sfida scudetto come ai tempi di Riva e Scopigno.  Perchè  Achenza è un po’ come il Cagliari, la nazionale,  azzurro e  amatissimo dalle sue parti e non solo dalle sue parti. Un atleta tenace e un uomo tenace  che  a 32 anni, mentre sta lavorando cade da una scala e si è ritrova a fare i conti con la  paraplegia. Cambiano vita e prospettive ma lo sport gli dà una  mano. Riavvolge il nastro della sua esistenza e riparte da capo. Diventa  Campione italiano di handbike, partecipa  contemporaneamente ai campionati mondiali  di ciclismo paraolimpico e di paratriathlon,  viaggia, gareggia e vince  in Italia, in  Canada, negli  USA,  in Brasile, in Australia. Nel 2016 conquista la qualificazione alle paralimpiadi di Rio e torna in sardegna con una medaglia bronzo al collo. Due giorni fa la stessa cosa in Giappone. Da Rio a Tokyo è un viaggio senza fine in una disciplina complicata, difficile, faticosa,  con una prova straordinaria che gli vale l’applauso dello sport intero e di Luca Pancalli, presidente azzurro del comitato paralimpico che twitta la sua gioia all’alba. Un onore : ” Grazie a tutti e un grazie ad Alex Zanardi – svela Achenza al traguardo- perchè oggi ho corso con le sue ruote e questo mi ha dato una grande spinta per arrivare al podio…”