E’ una questione di talento ma non solo, non sempre basta.  Nel nuoto,  negli altri sport,  ovunque,  serve sempre qualcosa in più che impasti e tenga insieme classe e tenacia. Bracciata dopo bracciata anche quando non si ha tanta voglia di alzarsi all’alba e tuffarsi in vasca, oppure di rientrare la sera a casa sfiniti e mettersi sui libri. Ma la differenza è tutta qui. La differenza è riuscire a rendere semplice ciò che invece non lo è affatto, riuscire a capire qual è il valore del sacrificio e non dargli peso perchè ti viene facile, perchè non lo vivi come una rinuncia. Allenarsi intensamente, stare sull’obiettivo e divertirsi il giusto esattamente come gli altri e più degli altri perchè nello sport, nella vita, ovunque, nessuno ti regala nulla e ciò che arriva te lo devi andare a prendere.  E allora è un attimo toccare il cielo con un dito, arrivare all’ottavo cielo come aveva detto  dopo il record mondiale uscendo dall’Aquatic center di Londra due anni fa.  Simone Barlaam, 21 anni non è veloce solo in acqua: ha gli occhi veloci e ciò rende più facili le cose, diventa tutto più semplice per un ragazzo che alla sua età ha già fatto un bel pezzo di strada. Una buona via che da Cassinetta di Lugagnano , un paesino sul naviglio alle porte di Milano, lo ha portato da tempo sul tetto del mondo in uno sport difficile come il nuoto, ancora più complicato per i paralimpici. Ma basta crederci nelle cose. E oggi si è confermato fenomeno assoluto  dominando i 50 stile libero S9 maschili nelle paralimpiadi di Tokyo con una prova mostruosa. Volando letteralmente sull’acqua e chiudendo in 24.71, nuovo record paralimpico. Secondo.  il russo  Denis Tarasov  in 24.99, bronzo per lo statunitense Jamal Hill. “Oggi è stato come sulle montagne russe-  spiega ai microfoni di Raisport- Non ho ancora realizzato e devo ancora metabolizzare tutto. Non era facile arrivare con tutte le aspettative del mondo alle spalle, un pò me la stavo facendo sotto ma è andata bene…”. E non è finita qui.