Viaggiare in bici. Che è sempre pedalare, ma un altro pedalare. Non c’è agonismo ma avventura, non ci sono tempi e watt da misurare ma conta solo arrivare alla meta. La bici è da corsa ma sempre più spesso «gravel» e ora anche a pedalata assistita ma comunque sempre con borse e portabagagli. E’ la nuova moda, la nuova tendenza, un nuovo stile ( più lento) di viaggiare e godersi paesaggi e silenzio. Con un po’ di fatica (molta) ma senza l’incubo di ritrovarsi in coda in una autostrada affollata o per un caffè in un autogrill. Su strade il meno battute possibile che prendono il nome di ciclovie, percorsi mappati e indicati che spesso si intrecciano con vere e proprie ciclabili, che attraversano la Penisola di lungo in largo. Strade «silenziose», abbandonate dal traffico a motore per vie più dritte e veloci. Che poi uno dà un’occhiata alle cifre e capisce che non è una pratica esclusiva da «fissati». Tra pandemia, crisi, ristrutturazioni, esuberi ed una economia che singhiozza nei settori che una volta erano essenziali e oggi non funzionano più, una delle poche bilance attiva resta, come sempre, il turismo in tutte le sue declinazioni. E il ciclotursimo sta tirando la volata al settore.
LE CIFRE DI UN FENOMENO
I numeri parlano abbastanza chiaro, soprattutto quelli del rapporto sul Cicloturismo in Italia realizzato da Isnart-Unioncamere e Legambiente. Nel nostro Paese sempre più turisti si muovono in bici. Su 27 milioni di turisti in Italia 4,7 sono cicloturisti e su una spesa complessiva di 23 miliardi, 4 arrivano da chi fa vacanze in bici. A luglio la ricerca “vacanze in bici” sul web ha fatto registrae un più 300% rispetto al 2019. Il cicloturismo muove un grande indotto che va dall’accoglienza, agli accessori, all’abbigliamento oltre ovviamente alle vendite di biciclette che quest’anno, secondo i dati Ancma ( Associazione nazionale ciclo e motociclo) sono cresciute a livelli record con numeri che hanno superato i due milioni (+17% sul 2019). Sono «andate a ruba» le bici tradizionali (+14% sul 2019) con 1.730.000 pezzi acquistati, mentre le eBike (280mila pezzi) hanno fatto segnare un vero e proprio «boom» con un più 44%
UN POPOLO CHE CRESCE
I cicloturisti sono aumentati del 41% in cinque anni (dal 2013 al 2018) e oggi generano un valore economico pari a 7,6 miliardi di euro all’anno. Una cifra enorme che porta a quasi 12 miliardi di euro il valore attuale del Pib (Prodotto interno bici), ovvero il giro d’affari generato dagli spostamenti a pedali in Italia, calcolando la produzione di bici e accessori, delle ciclo-vacanze.
LE CICLOVIE MIGLIORI
Una straordinaria opportunità per chi vuole viaggiare in bici e per l’economia. Negli ultimi si sono moltiplicate, percorsi segnati, con i primi accenni di servizi dedicati a chi viaggia, a volte fantastiche operazioni di recupero del territorio valorizzando vecchie linee ferroviarie dismesse. L’Italian Green Road Award 2021, l’Oscar Italiano del Cicloturismo che viene assegnato ogni anno alle «vie verdi» che si sono distinte nell’attenzione al turismo «lento» e che hanno saputo valorizzare i percorsi ciclabili completandoli con servizi idonei allo sviluppo del turismo in bicicletta, quest’anno ha premiato il Trentino, con la «Green Road dell’Acqua». Un percorso ciclopedonale ad anello di 143 che dà vita a un itinerario tra valli, fiumi e laghi del basso Trentino, il cui comune denominatore è, appunto, l’acqua. Questo itinerario è servito da un efficiente bike sharing pubblico extraurbano, forse il più esteso d’Europa, con 90 ciclo stazioni, 1000 stalli e 60 chilometri di rete connessa. Primo premio ex aequo alla «Ciclovia dei Parchi» in Calabria, una green road che attraversa l’intera dorsale appenninica regionale di ben 545 chilometri da Laino Borgo (in provincia di Cosenza) a Reggio Calabria, interessando un’area protetta molto ampia di circa 350.000 ettari lungo quattro parchi naturali: l’Aspromonte, la Sila, il Pollino e le Serre.
UN ALTRO MODO DI VIAGGIARE
Fare turismo in bici esprime i caratteri distintivi della «Low Touch Economy» (sicurezza, salute, distanziamento, corto raggio) ed perfettamente in linea con le esigenze di «nuova normalità» dettate dell’emergenza coronavirus. La vacanza è il viaggio stesso, con il suo scorrere silenzioso e paziente, con le deviazioni inaspettate, con le mappe che spesso si perdono, con le soste impreviste perché si incontra un borgo, una trattoria, uno scorcio che merita una foto. Con il sole, con la pioggia, con gli imprevisti perché capita di forare e di riparare, di sporcarsi le mani di grasso, di dovere fare i conti con qualche bullone che si allenta, di dovere metter mano a brugole e cacciaviti. Negli ultimi anni il nostro Paese si sta adeguando. Sui percorsi ciclabili sono spuntate le prime stazioni di sosta dove è possibile fermarsi, mangiare, riparare e dormire, crescono le offerte dedicate a chi ha voglia di pedalare e molte regioni stanno provando a incentivare un settore che ha grandi potenzialità anche dal punto di vista occupazionale. Così molti hotel diventano Bike hotel, molti agriturismi diventano «amici dei ciclisti», molte strutture puntano sull’accoglienza alle due ruote con una serie di servizi che vanno dall’ospitalità, alle officine, ai punti di lavaggio, alle colazioni e ai menu pensati apposta per chi pedala. Sono sempre di più anche i tour operator che nel settore come Girolibero, Bikedivision, Verde Natura, Zeppelin o come MarcheBikeLife.