Purtroppo non c’è solo il virus. Da quasi due anni la scuola è stata cancellata da una pandemia e da scelte più o meno obbligate che l’hanno relegata a distanza, a una distanza siderale da ciò che dovrebbe essere questa meravigliosa macchina custode del tempo e del futuro. È diventata un’altra cosa che non si sa neanche più come chiamarla. Un’improbabile esercizio di sopravvivenza didattica che ha provato a resistere tra computer, ragazzi in tuta con lo sguardo fisso, telecamerine che non si accendevano o che si spegnevano per sgattaiolare, linee che cadevano, connessioni improbabili e quasi sempre lente o assenti. Ora finalmente è ripartita. Con i vaccini, con i tamponi, con le mascherine, con le distanze anche se non sempre rispettate, con le prime quarantene i ragazzi sono tornati «in presenza» che pare assurdo anche scriverlo ma è ciò che tocca fare quando la normalità purtroppo si è perduta. Ma l’emergenza resta. Anzi sono due. Al di là dell’endemica mancanza di «prof» che caratterizza da sempre ogni inizio di anno ed anche questo non fa eccezione visto che in Lombardia, nonostante le assunzioni, sono parecchi le cattedre ancora scoperte, c’è un’emergenza che riguarda gli edifici in molti casi inadatti, vetusti e degradati. Pochi giorni fa, in via Vallarsa, in zona Sud nel Municipio 5 della città, in una scuola primaria è venuto giù il controsoffitto di una classe. Non un fulmine a ciel sereno. Erano due anni che quel lavoro era stato fissato tra le priorità nell’agenda del Comune ma non se n’è fatto nulla. Così con la pioggia i pannelli si sono appesantiti e sono caduti sui banchi. Quindi scuola chiusa e ragazzi trasferiti in un altro istituto fin quando la situazione tornerà normale. E non è un caso isolato purtroppo. Nel quartiere Adriano in via San Mamete, altro esempio, nei giorni scorsi alcuni consiglieri di zona avevano denunciato la situazione di degrado che si è venuta a creare davanti alla scuola con montagne di rifiuti che, oltre ad essere un problema igienico, obbligano i ragazzi a fare o slalom per entrare. Ed è una storia vecchia che va avanti da tempo ma a cui sembra complicato (chissà poi perchè) porre rimedio. Certo, la priorità in tutti questi mesi è stata il Covid, ma non c’è solo il Covid e soprattutto la pandemia non può diventare il tappeto sotto cui nascondere la polvere che andava spazzata prima…