Qualche anno fa, quattro per la precisione,  Eyob Faniel aveva vinto la maratona di Venezia. L’aveva vinta perchè era andato forte e perchè, il gruppetto di atleti africani che lo precedevano, seguendo la moto dell’organizzazione, avevano clamorosamente sbagliato strada. Non dovrebbe mai capitare ma purtroppo era capitato però,  anche se aiutato dalla fortuna, lui non c’entrava nulla.  Qualcuno, evidentemente con pochi argomenti a disposizione,  aveva detto che era stato favorito perchè era l’ atleta di casa. Senza rendersi conto che solo dei folli avrebbero messo in piedi un piano così sotto gli occhi appassionati, telecamere, giornalisti per farlo vincere. In realtà il ventottenne  vicentino di origine eritrea  già lì aveva già  fatto intuire di che pasta era fatto. E infatti,  un paio di anni dopo a Siviglia, correndo in 2 ore 07’19,  aveva spazzato via ogni dubbio ed era diventato il più veloce maratoneta italiano della storia mettendosi dietro,  con tutti i più che mai necessari distinguo, i grandi nomi del passato, veri e propri monumenti della nostra epopea sportiva,  campioni olimpici come Gelindo Bordin che nel 1990 a Boston corse in 2 ore 08’19 e Stefano Baldini, ultimo primatista nazionale che nel 2006, che  a Londra fermò i cronometri in 2 ore 07’22 . Altro era successo ed altri risultati importanti erano arrivati anche su altre distanze fino ad aspettarsi da lui forse un po’ troppo nella maratona olimpica di Sapporo ai Giochi di Tokyo che era andata come era andata, cioè ventesimo, cioè non benissimo. Oggi Faniel è salito sul podio della cinquantesima Maratona di New York che non sarà la più antica, non sarà la più tecnica, non sarà la migliore ma è di certo quella che tutti conoscono. Terzo 24 anni dopo  Baldini,  capace di riportare il Tricolore azzurro sul podio con una gara coraggiosa che lo ha visto quasi sempre davanti e finire con il tempo di 2:09’56” dietro  al keniano Albert Korir che ha vinto in 2:08’22” e  al marocchino Mohamed El Aaraby  secondo  in 2:09’06”.  “Ho perso una sfida ma non il sogno…” aveva scritto questa estate sui social l’atleta delle Fiamme oro dopo la delusione giapponese. Oggi sul traguardo di Central Park un pezzettino di quel sogno se lo è andato a riprendere…