Studenti che si allenano; atleti che studiano; studenti che si allenano, studiano e fanno i salti mortali per farci star dentro tutto. Federazioni che provano a dare una mano con progetti e borse di studio, scuole che si impegnano, altre che se ne disinteressano, altre ancora che mettono i bastoni tra le ruote. Dura la vita degli studenti che fanno sport .  Anche perchè oltre che con versioni, verifiche, interrogazioni programmate al contrario,  magari proprio il lunedì dopo la gara bisogna fare i conti con una scuola che crediti sportivi nè da pochi ( in tutti i sensi), con tanti prof ancora convinti che fare agonismo sia in realtà solo una scusa per non studiare e con genitori che spesso mettono becco dove non devono. Così, tanto per fare un esempio,  se capita di andare male a scuola scattano le ritorsioni. Quante volte  la punizione per un brutto voto, per una nota, per  una “bravata” diventa il taglio degli allenamenti?  “Basta, per questa settimana salti…Così impari…”. E chissà poi cosa c’è da imparare. Come se lo sport, l’impegno costante che un ragazzo deve  mettere quando fa parte di una squadra, di un gruppo, di una formazione si potesse barattare come merce di scambio nel percorso educativo di un adolescente. Scuola e sport non sono dovere e divertimento, obbligo e facoltà,  l’impegno serio e quello ludico di cui si può anche fare tranquillamente e meno.  Certo, è un fatto di cultura. C’è chi cresce pensando che lo sport sia una cosa “tremendamente” seria ed è costretto a fare i conti con un mondo che non la pensa esattamente così. A cominciare dalla scuola stessa dove la pratica sportiva, nonostante ora arrivino i prof laureati in scienze motorie,  non viene quasi mai considerata integrante nel piano scolastico ma una sorta di materia più o meno “sopportata”  nelle cui ore ci si rilassa, magari si gioca e , se serve, si può anche fare altro, ad esempio ripassare  per recuperare qualche materia “importante” in cui si è sotto con i voti. In altri mondi non è così. In altri Paesi, che poi magari ci vengono in mente quando alle olimpiadi torniamo a casa con le pive nel sacco, lo sport fa media e chi non sa fare sport rischia anche l’anno. Da noi ovviamente no ma sbagliamo. Anche perchè da studi scientifici assodati e da una ricerca dell’Università di Montreal pubblicata pochi mesi fa su Annals Journal of Health Promotion che ha incluso circa 2700 studenti canadesi  arriva la conferma che lo sport è un “farmaco” potentissimo, più che mai necessario nella sana crescita degli adolescenti impegnati negli studi perchè è in grado di migliorare sensibilmente la loro capacità di concentrazione, il livello di attenzione, l’autocontrollo. Quindi chi fa regolare attività sportiva, anche intensa, ottiene migliori risultati scolastici e nei test che misurano abilità intellettuali perchè  è stato evidenziato un aumento del volume dell’ippocampo, la zona del cervello associata a memoria e apprendimento. Lo sport ha effetti sulla quantità e sulla qualità dei compiti  perchè il 48% degli atleti si dedica allo studio a casa per tre ore in più alla settimana rispetto a chi non fa attività ed ha un riflesso importante anche sulle assenze visto che i ragazzi che fanno sport si ammalano di meno.  L’impegno sportivo poi è un esercizio virtuoso che  fa crescere il senso di autodisciplina ed è anche divertente. Provate a chiedere a chi si allena anche quando fa tanta fatica se non si diverte, se non si sente soddisfatto, se non torna a casa con quel sano senso di stanchezza che però pare un premio, se non ha gioito e goduto correndo sotto la pioggia, rotolandosi nel fango di un campetto o, scalando una salita in bici… Può bastare ( ed avanza) per capire che punire un ragazzo che non va bene a scuola togliendogli gli allenamenti come diceva Fantozzi è “una cagata pazzesca…”.