Il Giro 105 si alza sui pedali. Svela un po’ di tappe al giorno ed oggi, in questo strano modo di presentare arrivi veloci, di media montagna e finali, tocca alle montagne. Salite quindi. Salite che fanno la differenza, la classifica, che si aspettano come la vigilia di Natale e poi si raccontano perchè in genere le grandi imprese e le grandi sfide passano tutte di lì.  Salite che sono l’essenza di uno sport che è sempre duro ma che quando la strada s’impenna in genere diventa la resa dei conti per pochi, solitamente campioni e comunque i più forti. E anche quest’anno il Giro le salite è andato a cercarsele. Tornano il Mortirolo  e il passo  Fedaia,  torna il Pordoi come Cima Coppi, torna il Blockhouse. Ecco le frazioni più attese: la  tappa Avola – Etna (Rifugio Sapienza), la Isernia – Blockhouse, la Rivarolo Canavese – Cogne, la Salò – Aprica – con Mortirolo e Santa Cristina – che sarà anche la Sforzato Wine Stage, la Ponte di Legno – Lavarone e la Belluno – Passo Fedaia (Marmolada) con San Pellegrino e Pordoi come Cima Coppi (2239 m) .  C’è un ciclismo che resiste al tempo come le montagne. Perchè è in salita che questo sport fa la differenza e la sua storia. Campioni, gregari, amatori dal più “incistato” degli appassionati all’ultimo “tapascione” si soffre tutti allo stesso modo. La salità è giusta, democratica, è un riequilibratore sociale, serve a limare le differenze e a favorire i riscatti. Puoi chiamarti come vuoi,  avere una laurea o un 730 da nababbo ma poco importa. In salita non si bara e c’è poco da far tattica perchè la salita non guarda in faccia a nessuno.  Il ciclismo ha senso solo così. Perchè in salita si vincono Giro e Tour ma  soprattutto perchè  in salita si perdono. E sarà così anche quest’anno.