Benvenuti alle olimpiadi. Quelle della nuova era, dei nuovi mondi, globali, inclusive. Quelle del potere. Da dalla Cina arrivano “effetti speciali” per l’apertura dei XXIV Giochi olimpici invernali. “Pechino 2022”, unica da sempre ad ospitare sia l’edizione estiva sia quella invernale, è ciò che si vuole che sia e cioè fantasmagorica e appariscente, carica di luci tra led e raggi laser, emozioni e segnata da un’infinità di fuochi d’artificio. Come sempre la cerimonia è uno show e il “Bird’s Nest”, futuristico stadio Nazionale, è la cornice perfetta. Il governo cinese di Xi Jinping, aveva assicurato che la cerimonia sarebbe restata a lungo nei ricordi di tutti: è così è stato e sarà. Ma il resto? Il resto è un’attualità che stride con lo spirito olimpico tra misure anti-covid severissime e un boicottaggio diplomatico guidato dagli Stati Uniti, che ha imposto ai propri atleti di non andare in Cina con i telefonini per paura che gli venissero sottratti i dati, e condiviso da Gran Bretagna, Canada e Australia in segno di protesta per la situazione dei diritti umani in particolare le sorti della minoranza Uigura nello Xinjiang. Alta tensione sullo sfondo della crisi ucraina che vede affiancati presidente cinese e quello russo Vladimir Putin, a conferma del rafforzamento dell’alleanza strategica tra Russia e Cina. E così si comincia. Si accende il braciere mentre a a Istanbul protestano un migliaio di uiguri che chiedono di fermare le “Olimpiadi del genocidio” e a Losanna in Svizzera la stessa cosa fanno cinquemila tibetani che marciano per tre chilometri tra la sede del Cio e il Museo Olimpico chiedendo chi si ponga fine alle violazioni dei diritti umani in Tibet. C’erano un volta le olimpiadi che  cancellavano tensioni e guerre e che lasciavano il mondo in sospeso. Non ci sono più.  Benvenuti ai Giochi.