Può lo sport chiamarsi fuori dalla politica, da questa guerra in Ucraina così assurda e così vicina? No, non può. E se la discussione rischia di perdersi sul significato dei simboli una volta di più a porre un punto fermo nel dibattito viene in aiuto la cronaca. Oggi a Doha in Quatar, dove si sta svolgendo la Coppa del mondo di ginnastica, l’atleta russo Ivan Kuliak è salito sul podio della gara delle parallele con una canottiera che ha messo in bella vista la “Z” , il simbolo utilizzato dai militari russi nell’invasione in Ucraina. Così, giusto per far capire da che parte sta.  Kuliak, 20 anni di Kaluga, alla prima gara internazionale della carriera, è giunto terzo e durante la premiazione era accanto a Illia Kovtun, 18 anni ucraino di Cerkasy, vincitore della gara. La International Gymnastics Federation (FIG) ha chiesto alla Gymnastics Ethics Foundation di aprire un procedimento disciplinare contro Kuliak che, come tutti i suo connazionali, ha  gareggiato per l’ultima volta perchè da domani  la Federazione Internazionale ha accolto la richiesta del CIO di sospendere ogni attività agonistica per gli atleti russi. Simboli che tirano in ballo lo sport, le convinzioni di ognuno, le scelte e ovviamente la propaganda.  La zeta bianca è il simbolo disegnato sui carri armati di Mosca. Il ministero della Difesa russo ha già spiegato che sta per  “za pobedù” cioè  per “vittoria”. Un’altra versione è che si alluda all’iniziale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, un pò come si scrive il nome del nemico di turno sui missili destinati ai bombardamenti aerei. Altre ipotesi indicano poi  la zeta come il segno per  rendere i mezzi identificabili rispetto a quelli ucraini dello stesso modello e per evitare il fuoco amico oppure ancora, secondo gli esperti militari, come lo il segno che indica Zapad, la direttrice dell’invasione, e che aiuterebbe  i soldati russi a capire dove è diretto un convoglio.  Quel che è certo è che è riconosciuta dai nazionalisti come segno distintivo dell’invasione  e come una firma di chi vuole esprimere il sostegno alla decisione del presidente Vladimir Putin.  Kuliak quindi con la zeta sulla canotta ha spiegato al mondo, più di ogni dibattito, come lo sport in questo momento ( ma forse da sempre) sia politica.  E per chi avesse ancora qualche dubbio a spiegarlo meglio è, sempre oggi,  in una intervista alla tv tedesca Ard è Garry Kasparov, ex campione del mondo di scacchi, lui pure russo: “Non sono fan del signor Bach o di altri dirigenti che si tratti del Cio o della Fifa, perché intrattengono direttamente o indirettamente relazioni con dittatori di questo mondo- ha spiegato-  Lo sport ha aiutato Putin in tutti questi anni assegnando alla Russia le Olimpiadi invernali del 2014 a Sochi, la coppa del mondo di calcio del 2018.  E Putin si è attenuto al copione ma lo ha ottimizzato perché aveva più soldi di qualsiasi altro dittatore del passato.  È molto importante che qualcosa del genere non accada mai più perchè ha mostrato come si possa rafforzare una leadership utilizzando eventi internazionali e organizzazioni sportive”.