C’è ancora chi ci prova a cinquant’anni ( o su di lì) a vincere le gare amatoriali, i prosciutti e i cesti di caffè col trucco e con l’inganno, con un aiutino, col motorino nella canna della bici. E il bello è che non li vince neanche.  Non c’è bisogno di far nomi perchè in questa storia un nome vale un altro, ce lo si può inventare, immaginare anche se sarebbe meglio cancellarlo. Poco importa del nome, la questione non si sposta di un millimetro.  Cinquant’anni (o su di lì) sono un’età strana: bella ma anche brutta, dipende da come uno la prende. Capisci che ti devi giocare quel poco che resta del secondo tempo perchè l’arbitro sta già pensando ai minuti di recupero.  Capisci che se va bene ti restano  i supplementari e forse i rigori anche se quelli, così direbbe il  bravo telecronista, sono una lotteria. Capisci che è arrivato il momento delle scelte: si fa ciò che si ama (solo quello) o almeno si fa di tutto perchè ciò  accada, perchè giorni da perdere se ne hanno sempre meno. Quindi nei limiti del possibile niente rotture, niente rompiscatole, niente cene di lavoro , niente frizzi e niente lazzi se ti rubano tempo. Capisci che a cinquant’anni o su di lì la stagione dello sport, del tuo sport, sta diventando un’altra stagione e non è detto che sia una fregatura, basta saperla apprezzare perchè ci si appassiona ancora, ci si diverte ancora, qualche volta si scatta ancora. Ma comunque è più autunno che primavera…. E un po’ bisogna rassegnarsi. E’ sufficiente correre, pedalare, nuotare con i tuoi figli per capire che scappano via con due colpi di pedale, che non li prendi più , che gli atleti sono loro e tu solo un goffo replicante. Insomma bisogna farsene una ragione. E il segreto è capirlo, altrimenti si diventa patetici. Altrimenti non si giocano neppure i supplementari. Così il nome non conta perchè  a cinquant’anni o su di lì  di furbetti pronti a tutto per sentirsi campioni da strapaese, eroi delle granfondo, di trofei tarocchi, di criterium scriteriati ce ne sono in giro parecchi purtroppo. Insistono e non si arrendono che potrebbe anche essere una qualità, un pregio, l’elisir di lunga vita perchè un po’ di buona testardaggine agonistica serve sempre e aiuta a restar giovani. Ma questi insistono e non si arrendono oltre ogni limite, oltre l’evidenza, oltre logica e legalità. Barano. E qui il gioco finisce. Perchè barare è reato ma soprattutto perchè barare a cinquant’anni o su di lì non ha senso. Per tutta una serie di motivi ma uno in particolare: a cinquant’anni o su di lì non  si può barattare la dignità con un prosciutto o un cesto di caffè…