Tanto per fugare i dubbi va detto subito che le olimpiadi invernali di Milano Cortina nel 2026 si faranno come da programma e saranno sicuramente un grande successo. Ma il punto è anche un altro perchè, ai grandi eventi, dipende anche come ci si arriva. E i Giochi invernali lombardo-veneti hanno imboccato ormai da tempo una via travagliata, figlia delle logiche di convenienza politica che segnano quasi tutto ciò che accade in questo Paese. la priorità non sono i Giochi , prima vengono il consenso, l’opportunismo politico, le logiche di squadra (sempre politica), le ideologie, le simpatie e le antipatie tra chi amministra e governa. E allora di dibatte, si discute, si litiga e i tempi si dilatano. L’ultimo round riguarda la tanto chiacchierata pista di pattinaggio che pensata inizialmente in Trentino è poi lentamente approdata in Lombardia ed ora si vorrebbe trasferire in Piemonte. Lo scontro è tutto tra il ministro delle infrastrutture  Matteo Salvini e il sindaco di Milano Giuseppe Sala che durante la cabina di regia di oggi a Palazzo Chigi non se le sono mandate a dire. Sala vuole costruire la pista di pattinaggio in Fiera a Milano, mentre  Salvini con il Comune di Torino e la Regione Piemonte caldeggiano l’opzione Oval Lingotto. Sul tavolo c’è la comparazione delle due ipotesi: i “danè” come dicono a Milano. Salvini ha chiesto che vengano esplicitati i costi a carico di Fondazione Fiera, Sala ha minacciato di rivolgersi alla Corte dei Conti ritenendo illogico rinunciare a costruire in città.  E’ una storia che va avanti da mesi e, purtroppo, pare destinata a continuare. Vale per la pista, varrà con tutta probabilità per altre strutture che dovranno essere realizzate da qui al 2026. Nel frattempo dei Giochi, intesi come evento agonistico,  come grande appuntamento capace di coinvolgere giovani, scuole e famiglie,  capace di risvegliare la voglia di promozione della pratica sportiva da parte delle amministrazioni che sembrano ormai essersi rassegnate ad una crisi che ha fatto impazzire i costi di tutto, impianti sportivi compresi, neanche una parola. Un silenzio assordante sullo sfondo di uno sport che ormai è quasi completamente gestito da grandi gruppi privati che, giustamente, pensano più al profitto che alla funzione sociale.  Così la distanza tra i giovani e lo sport è sempre maggiore. Molte società sportive hanno alzato bandiera bianca e calano non solo i tesserati per l’agonismo ma in modo più preoccupante calano (-12% in Lombardia nell’ultimo anno) i giovanissimi che si avvicinano alla pratica sportiva di base. Ed è un segnale pessimo per tanti motivi, uno su tutti perchè un Paese che smette di fare sport è un Paese che smette di star bene. Se andiamo avanti così, dopo i Giochi olimpici, quelli che andranno a pattinare sulla pista lasciata in eredità dalle Olimpiadi si conteranno sulle dita di una mano. A prescindere da dove poi sarà costruita…