Il Covid sul Giro, film già visto. Sembra di essere tornati indietro di qualche anno purtroppo tra mascherine e ritiri. Hanno già salutato il gruppo in parecchi da Filippo Ganna e Rigoberto Uran, da Nicola Conci a Giovanni Aleotti. Dopo la crono è tornata in Belgio anche la maglia rosa Remco Evenepoel con una lunga scia di polemiche innescate dal suo staff medico che ha accusato l’organizzazione del Giro di sciatteria e poca professionalità. Stamattina non sono partiti per la decima tappa di 190 km da Scandiano a Viareggio, il nostro Domenico Pozzovivo e il norvegese Ven Erik Bystroem, loro pure positivi, ma anche Alkesandr Vlasov, Würtz Schmidt e Rein Taaramäe fermati però non per il virus ma per “problemi di stomaco”. Torna il virus. Tornano parole che fortunatamente avevamo dimenticato come tamponi, contagi, bolla…L’organizzazione guidata dal direttore di corsa Mauro Vegni, per provare a correre ai ripari ha ripristinato l’obbligo delle mascherine nelle aree in cui c’è un contatto con i corridori. A differenza di quello che, per ovvie ragioni, è avvenuto negli anni scorsi, non c’è però nessun protocollo e nessuna prescrizione da parte dell’Unione ciclistica internazionale, né, tantomeno, dall’organizzazione della corsa. Le decisioni sugli screening e sull’eventuale esclusione è completamente in capo alle squadre. Ognuno fa per sè che non pare oggettivamente una grande idea. Ma tant’è. Dopo che l’organizzazione mondiale della Sanità ha ufficcialmente decretato la fine della Pandemia, il Giro pare non aver sentito e imbocca una strada che sembra andare a ritroso nel tempo. Per carità, nulla da dire sulle scelte degli staff medici che decidono di fermare giovani atleti positivi per evitare rischi o eventuali complicazioni, ma le polemiche non sono poche. Anche in ambito sanitario: “Il Sars-CoV-2 fa ancora danni perché continua a circolare in maniera importante- spiega all’Adnkronos Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma- E dove viene cercato, purtroppo si trova. Lo stiamo vedendo nello sport, con l’esclusione di atleti importanti dal Giro d’Italia. Ma anche molti concerti vengono annullati a causa del virus, seppure non sempre viene detto ufficialmente. Ed era prevedibile perché, come ha spiegato l’Oms, è finita l’emergenza, ma non la pandemia”. Più tranchant il parere dell’infettivologo Guido Bassetti a cui le misure “riadottate” dall’organizzazione del Giro non sono proprio piaciute: “Sembra un Giro del 2021 e non si sa bene perché c’è un contrasto tra le squadre e l’organizzazione- spiega Bassetti- è allucinante che abbiano un protocollo diverso. Sono assolutamente schifato per l’impressione che stiamo dando: aver visto sul palco i ciclisti con la mascherina, nel 2023, dopo che l’OMS ha decretato la fine dell’emergenza, mi sembra una situazione dilettanti allo sbaraglio». L’infettivologo ospite a “Un Giorno da Pecora” poi aggiunge: «Fare il tampone o mettere le mascherine non possono essere decisioni prese dalle squadre ma sono scelte sanitarie. Siamo alla follia pura. Un ciclista può correre se ha il Covid? Se fisicamente un atleta sta bene ed è asintomatico perché dovrebbe avere dei problemi? Se poi si è positivi, alle premiazioni si indosserà la mascherina per evitare di contagiare gli altri».