Il bello della bici è l’estate. Sono i 39 gradi di questi giorni, sono Pogacar e  compagnia che, zip sbottonate, scalano i Pirenei al Tour e tu ti alleni pensando di fare la stessa cosa sullo strappetto vicino a casa. Il bello della bici è l’estate con l’aria calda in faccia, l’acqua in testa, la borraccia con il ghiaccio che si scioglie già dopo i primi 500 metri. Ed è come se avessi la maglia gialla.  Il bello della bici è l’estate quando il caldo ti cuoce il cervello e il resto del mondo viaggia con l’aria condizionata a palla. Sono i segni dell’abbronzatura da muratore che quando vai in spiaggia tua moglie fa finta di non conoscerti.  E’ il bruciore del sudore negli occhi. Il bello della bici è l’estate con il body smanicato senza altri impicci.  Il bello della bici è l’estate finchè non buchi. E quando all’improvviso succede l’estate un po’ la maledici. Chissà poi perchè si fora sempre la ruota dietro. Fosse davanti sarebbe un attimo: la sganci, prendi con le due mani il copertone e lo porti fuori dal cerchione con i pollici, sviti la valvola della camera d’aria e la tiri via, passi una mano all’interno del copertone per vedere se è rimasto lo spuntone che ti ha fregato, camera d’aria nuova, si rimonta e via. Per gonfiare ora ci sono quelle cartucce d’aria compressa che si inseriscono all’interno della pompa, quindi è un attimo. Cinque minuti e senza neppure sporcarsi. Ma se è la ruota dietro a lasciarti a piedi allora tutto si complica un po’, soprattutto se fa  caldo perchè, con la fermata improvvisa, il ventilatore naturale che avevi davanti a te si spegne di botto e si comincia a grondare: viso, gambe, schiena, mani ci si immerge  un un potentissimo bagno turco che sembra più una palude ben abitata di moscerini e zanzare. Bisogna fare in fretta e ripartire. Non una tragedia, ma bisogna tirar giù la catena, fare le stesse operazioni di cui sopra e rimontare. Però dietro ci sono il cambio che deve essere teso e spinto in avanti se no la catena sul rocchetto non ne vuol sapere di salire, e il freno a disco che spesso fa i capricci perché le pastiglie si mettono di traverso. Tempo di riparazione per la posteriore una decina di minuti se non ci sono intoppi. Che però con il caldo  e su un tratto di strada provinciale dove non c’è un pezzetto d’ombra neppure a pregare diventano un sacco di tempo. Un tempo infinito che non non passa mai e il caldo “africano” diventa davvero “africano” proprio come le stronzate che scriviamo sui giornali. Ed è un bell’esercizio zen non perdere la calma… Tutto ciò solo per dire che quando si buca in una torrida giornata d’agosto quasi sempre si buca dietro. E il bello della bici in estate è un po’ meno bello…