I ciclisti più «fissati» dicono che la salita vera del Ghisallo è quella che sale da Bellagio perchè da Erba è per «signorine…». Sarà. Ma il Ghisallo è il Ghisallo e per chi va in bici resta una delle salite che, come lo Stelvio o il Gavia, nella vita almeno una volta vanno fatte. Salvatore Porcini, 65 anni, imbianchino in pensione, ha voluto strafare e in un anno in bici ( da Bellagio) c’è andato per 200 volte. Perchè così si era messo in testa, così gli piaceva e così aveva scommesso con se stesso. Ognuno s’immagina le imprese che vuole poi però bisogna metterle in pratica e in bici, quando la strada sale, i sogni in genere scendono a patti con le gambe e con la testa. Sfida vinta comunque. Che a Porcini è valsa un record nel Guinnes ma che non è forse la cosa che più gli importa. Vale anche altro. La festa di pochi giorni fa quando ad accoglierlo[TESTO] davanti al Santuario della Madonna del Ghisallo, che nel 1949, su sollecitazione di don Ermelindo, parroco di Magreglio, papa Pio XII la proclamò patrona di tutti i ciclisti del mondo, c’erano sua moglie, i suoi nipotini, amici autorità e compagni di pedale dell’Unione Ciclistica Robbiano Salvarani. Un saluto con tanto di magliette dedicate all’impresa, torta e brindisi, con un messaggio di congratulazioni del sindaco del suo Comune, Verano Brianza. E poi la «gloria» perchè il Ghisallo, sede del Museo del ciclismo realizzato da Fiorenzo magni ed oggi punto di ritrovo di tutti gli appassionati al mondo, resta un luogo iconico per chi pedala, già passaggio del Giro d’Italia e del Giro di Lombardia dal 1919 quando fu scalato per la prima volta nell’edizione vinta da Costante Girardengo. Più o meno otto chilometri partendo dal «lavatoio» di Bellagio divisi in due parti da affrontare con pazienza. Tre chilometri «tosti» con lunghi tratti all’11 per cento e alcuni strappi tra il 13 e il 15 e un paio di chilometri più facili con pendenza tra l’8 e l’11. In mezzo quasi tre chilometri per riprendere fiato tra gli strappi dei Mulini del Perlo e prima dell’attacco ai 6 tornanti conclusivi. «Salire per la duecentesima volta non è stato più facile o più difficile rispetto alle altre volte- ha spiegato il nuovo recordman- Però più emozionante perchè questa era una mia sfida e volevo potarla a termine». Porcini in bici ci è salito non molto tempo fa, quando è andato in pensione. Un amore tardivo per le due ruote ma non per lo sport visto che negli anni passati è stato un buon maratoneta. Due sport di fatica, di resistenza che diventano per chi si appassiona quasi una «necessaria» pratica quotidiana. E così è stato. Un anno fa sempre in bici aveva «firmato» il record di 100 salite al Ghisallo e poi si era messo in testa di raddoppiare. Ha pedalato sei giorni su sette concedendosi un solo giorno di riposo alla settimana come consigliano gli esperti. Da casa sua fino a «scollinare» e poi ritorno, 91 chilometri ogni giorno con qualsiasi condizione meteo. «La difficoltà maggiore non è stata il caldo degli ultimi giorni ma il freddo in inverno- ha raccontato- Il caldo lo puoi evitare partendo all’alba. Il freddo, invece, no. Ho pedalato col sole, con la pioggia e c’è qualcuno che dice che sono matto..» Sicuramente no ma certamente tenace visto che già pensa di ricominciare a fare i tornanti che lo portano in cima. La sfida continua: «Mi piacerebbe realizzare il record di salite in un anno solare…». Ci riuscirà.