“Tu non poi capì…Vi manca la poesia, vi manca l’armonia…Oggi pensate solo a portare a casa il risultato, avete perso il gusto del bel gioco…”. Cos’è Elbaman che si corre domenica è difficile da capire. Ed anche da spiegare. E allora torna in mente la Profezia dell’Armadillo. un film di qualche anno fa, dove uno strepitoso Adriano Panatta interpreta se stesso e spiega il senso del tennis, ma in realtà il senso della vita, ad uno spaesato ragazzo che fa interviste per sondaggi di mercato. “Tu non puoi capì…” E infatti è difficile se non impossibile capire qual’è il fascino di Elbaman per chi non l’ha mai corso.  Pomonte, Fetovaia,  Marina di Marciana: parli con chi all’Elba ha già corso e capisci subito che c’è dell’altro, che questa è una gara che scorre sottopelle,  sfida nella sfida, spesso un conto in sospeso. C’è sempre il racconto di una fatica che prende i colori di un tuffo in mare a Marina di campo e va avanti per un giorno intero fino a notte quando anche l’ultimo arriva al traguardo. Ma per raccontare Elbaman bisogna farlo. E non basta. Perchè solo così si colgono e emozioni di uno sport che da queste parti torna un po’ all’antico, vera sfida con se stessi, senza bisogno di esibire, di dimostrare, di apparire. Marina di campo all’alba,  un giro di bici sulla costa che apre orizzonti incredibili, una corsa fino a notte tra le vie di un paese che s’illumina per aspettare chi sta chiudendo la sua fatica raccontano un ironman, scritto con la i minuscola ma in realtà maiuscolo. In Italia c’è, c’è sempre stato. E per molti è una storia d’amore e di passione che va avanti da anni senza bisogno di troppe manfrine. Gira e rigira chi ci è stato qui torna dopo aver magari vagabondato tra le tante sfide che si trovano in giro per il mondo. Uno, dieci, trenta triathlon ma poi torna all’Elba perchè qui ritrova, come dice la Profezia dell’Armadillo, ritrova il senso del gioco… Qui torna perchè nell’Elbaman  c’è  l’anima del triathlon, quella un po’ più ruvida e meno ruffiana: più carta vetrata che lustrini insomma.  Sarà l’isola che è meravigliosa ma non fa sconti, sarà che per anni è stato il primo e l’unico full italiano, sarà che ha una storia tutta sua pensata, scritta e difesa con tutta la passione che si può dare alle “creature” dal presidente Marco Scotti,  l’Elbaman è ciò che per Panatta era il tennis di una volta. “Un colpo piatto che fa pof.. pof.. Musica meravigliosa… ma che te lo dico a fa? Tu non poi capì…”