Lo sport in genere migliora la velocità nel decidere, la capacità di pianificare, di attenzione e di giocare d’anticipo. E basta cronometrare i tempi di reazione di un atleta professionista confrontandoli con una persona che fa sport amatoriale per rendersi conto delle differenze.  Quanto è importante saper leggere il tempo, averne la cognizione precisa, rendersi esattamente conto del suo scorrere? Nella vita di tutti i giorni tantissimo, basti pensare a quando attraversiamo una strada, quando si è alla guida di un auto, quando calcoliamo spostamenti, appuntamenti, quando si gestisce una agenda di lavoro o le attività nel tempo libero.  Nello sport, per gli atleti, ovviamente ancora di più perchè con il tempo si valutano le prestazioni, i miglioramenti e con il tempo di decidono vittorie e sconfitte. Il tempo conta quindi e i migliori a calcolarlo in assoluto sono i nuotatori.  Bracciata dopo bracciata, vasca dopo vasca, sviluppano un’eccezionale capacità di cronometrarsi con la mente.  A spiegarlo è  una ricerca intitolata “Temporal perception in closed-skill sports: An experimental study on expert swimmers and runners”, coordinata da Luisa Girelli, insieme con  Simona Perrone del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con Daniele Gatti e Luca Rinaldi del Dipartimento di Scienze del Sistema nervoso e del Comportamento dell’Università di Pavia.  Magari non ce ne accorgiamo, ma il nostro cervello misura continuamente il tempo grazie a una sorta di orologio interno. Questa abilità cognitiva  si può ovviamente allenare anche se ci sono alcune discipline che per la loro caratteristica contribuiscono più di altre a migliorarla. E’ il caso degli sport closed skills: si tratta di discipline – come appunto il nuoto o la corsa – che si svolgono in un contesto stabile e prevedibile, dove la prestazione si basa sulla ripetizione ciclica dello stesso gesto motorio. «In acqua il nuotatore può controllare la performance e cronometrare l’andatura solo basandosi sulla propria percezione interna. Si tratta di un’attività molto diversa rispetto agli sport open skills, dove il contesto è mutevole e imprevedibile», spiega Luisa Girelli. «Pensiamo agli sport di squadra, come il calcio o il basket, dove l’atleta deve di continuo tenere conto delle situazioni esterne e delle azioni degli altri giocatori in campo per decidere come agire». Che cosa accade invece a chi pratica a livello intensivo gli sport closed skills? «La nostra ipotesi di ricerca era che anche questi sport potenziassero determinate competenze cognitive, in particolare, le abilità di percepire e stimare il tempo, facendo ampio conto sul proprio ritmo interno», dice Girelli. E le conferme sono arrivate. I partecipanti allo studio – divisi in due gruppi di atleti, nuotatori e corridori, e un gruppo di controllo di non sportivi – sono stati sottoposti a compiti per valutare la loro capacità di stimare durate temporali e tenere il tempo. Gli sportivi sono risultati più abili, in particolare i nuotatori, abituati a sfidare il cronometro in acqua, dove gli stimoli uditivi e visivi sono attenuati e quindi meno rilevanti per mantenere il ritmo e tenere traccia dello scorrere del tempo. Ecco perché, tra una virata e l’altra, il nuotatore controlla al meglio il proprio “orologio” interno”.  Gli sport di “abilità aperta”, che migliorano le capacità cognitive e la capacità di adattarsi agli stimoli, sono praticati in ambienti dinamici, imprevedibili con ritmi esterni che richiedono agli atleti velocità e flessibilità nel prendere decisioni ed eseguire azioni: e i migliori sono gli schermidori. Gli sport di “abilità chiusa” che sono invece soggetti al ritmo individuale, si svolgono in ambienti statici e richiedono schemi ripetitivi migliorano la capacità di valutare tempo e velocità : e i migliori sono i nuotatori che più di tutti sono in grado di regolare la loro attività e la loro prestazione contando sulla precisione dell “orologio biologico interno”. Non solo. Lo studio spiega anche che chi pratica ha una capacità maggiore di concentrarsi su un obbiettivo, di non farsi distrarre dagli stimoli esterni e di farsi influenzare dagli spettatori.