“Scrollarsi di dosso le paure, i timori e le difficoltà non è semplice, soprattutto quando i rinvii ti costringono ad attendere senza avere molto altro da fare se non pensare.  Ma finalmente dopo aver agganciato il pedale sono partito. Ho salutato il Campo base di Union Glacier e iniziato la prima difficilissima risalita dalla quota del mare agli 800 metri da coprire in circa 30 chilometri”. E’ partita Antarctica Unlimited, l’avventura dell’ultracyclist romano Omar Di Felice che lo porterà in autosufficienza e senza alcun mezzo di supporto ad attraversare in bici l’Antartide d’inverno, impresa  più estrema mai tentata su due ruote e mai tentata da nessuno. La direzione è il Polo Sud, 1.500 chilometri tra ghiacci, venti e temperature che scendono sotto i 40 gradi. E’ stato trasportato con un piccolo volo  sulla costa di Hercules Inlet e da lì proseguirà verso la catena dei Monti Transantartici, salendo sul ghiacciaio Leverett.

Quarantadue anni romano, con un passato da grafico pubblicitario ben chiuso in un cassetto,  ex ciclista professionista ed oggi ultracycler estremo con animo da giramondo riparte  a un anno di distanza dal primo tentativo, concluso con un ritorno prematuro a causa di gravi problemi personali che lo hanno costretto a fermarsi. “Dopo aver sognato per tutta la vita di essere il primo ciclista ad attraversare l’Antartide– racconta Di Felice- ho toccato con mano il dolore durante il precedente tentativo e, alle difficoltà ambientali e territoriali che avevo messo in conto, si sono aggiunte quelle inattese di alcuni gravi problemi familiari che mi hanno costretto a rientrare anticipatamente. Ho lavorato i mesi successivi per curare le ferite di quel primo tentativo interrotto bruscamente, cercando, giorno dopo giorno, di riscoprire l’entusiasmo che mi ha spinto a organizzare quella che, senza ombra di dubbio, è l’avventura più difficile in ogni senso: fisico, mentale, organizzativo”.

Antarctica Unlimited sarà collegata al progetto Bike to 1.5°C con cui l’ultracycler romano , attraverso una serie di avventure ed esplorazioni, cerca di divulgare i temi relativi la crisi climatica pedalando “sul campo”, in un territorio estremo quanto delicato in cui i cambiamenti climatici stanno generando impatti devastanti per il resto del Pianeta. De Felice non è nuovo ad imprese del genere. Ha spesso pedalato nel Grande Nord: due anni fa è stato il primo ciclista nella storia a raggiungere in inverno e sempre in solitaria il campo base dell’Everest e lo scorso anno ha portato a termine il Giro del mondo Artico. A giugno ha vinto la Trans America Bike Race, la più lunga gara ciclistica dalla Costa del Pacifico a quella Atlantica, una  non stop su un percorso di 7mila chilometri.

Ma l’Antartide fa storia a sè. “E’ il progetto più grande ed ambizioso della mia vita- spiega- Per l’importanza che questo pezzo di mondo riveste nei delicati equilibri del nostro Pianeta, non potrei mai relazionarmi con questo luogo, il più inaccessibile ed estremo, senza tener conto dei grandi cambiamenti che sta subendo proprio a causa dell’attività dell’essere umano”.  Antarctica Unlimited prevederà inoltre degli approfondimenti con esperti e scienziati che, ancora una volta comporranno il tavolo di conferenze virtuali che Omar terrà durante i prossimi mesi, prima e dopo l’avventura in sella. Nonché articoli, pubblicazioni, un docufilm di racconto della spedizione e il progetto legato alla divulgazione nelle scuole, già avviato a seguito del primo tentativo.

Ancora una volta l’associazione Italian Climate Network sarà uno dei partner scientifici dell’iniziativa di cui farà parte anche l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, la cui presenza in Antartide è fondamentale per lo studio dei cambiamenti climatici, oltre che per la formazione degli astronauti nell’ambito delle missioni spaziali. L’esploratore romano pedalerà su una speciale fat bike in acciaio sviluppata per lui dalla ditta veneta Wilier Triestina e trainerà una slitta con equipaggiamento, sacco a pelo, tenda e cibo: il tutto per un peso complessivo di oltre 100 chili che  riguardano materiale tecnico e alimentare che dovrà sostenerlo durante traversata.

Utilizzerà gli stessi pasti che vengono usati dagli astronauti nelle basi spaziali, buste con cibo liofilizzato che si ricompone unendolo alla neve riscaldata con un fornelletto, oltre ad integratori come proteine, aminoacidi e vitamine.  Dovrà organizzarsi e amministrare le scorte, oltrechè le energie: unico punto dove poter eventualmente rifornirsi sarà la base al Polo Sud. L’impresa, il viaggio, le capacità di resistere alla fatica e al freddo, l’acclimatamento e altro ancora saranno oggetti di uno studio che l’ESA , dalla base di ricerca italo-francese,  metterà a punto per capire quale può essere la risposta dell’essere umano in situazioni estreme e in condizioni di isolamento.  La sfida è scientifica, tecnica ma soprattutto personale che è un po’ il sogno di tutti gli esploratori: andare a vedere cosa c’è dall’altra parte della Terra. “E anche se non ci riuscirò servirà ad arricchire la mia storia personale- racconta Di Felice- Quando sei in un mezzo ai ghiacci solo con un telefono satellitare ti basta sentire la voce di chi ami dall’altra parte per capire molte cose della vita e anche di te stesso…”