Da Foiano di Valfortore in Campania  a Francavilla a Mare in Abruzzo. Oltre 200 chilometri regolati in volata da Jonathan Milan che vince la sua seconda tappa al Giro davanti a Kaden Groves e al nostro Giovanni Lonardi che prende il posto di Tim Merlier “punito” per aver stretto alle transenne Sebastian Molano. Fine della cronaca. Ma c’è molto altro da raccontare. Oltre duecento chilometri attraversando il Molise che non è vero che non esiste e non è neppure vero, come ben declama dai microfoni della Rai l’ottimo Fabio Genovesi, che è solo una terra di “passaggio”. Scorrono le immagini e si capisce al volo che per chi pedala, e non solo per chi pedala, queste antiche strade dove una volta passavano tratturi e transumanze sono una sorprendente magia. Strade silenziose, zitte, dove Molise e Abruzzo sono terra di confine e dove pedalare è davvero uno sport che ti rimette in pace con l’anima. Strade tranquille e silenziose come le montagne del parco d’Abruzzo che da qualche anno si è allargato anche a Lazio e Molise, che poco cambia, che resta un incanto. Non si sente un rumore. Zone di orsi, di cervi e di lupi con il marchio della Marsica, “Mondi a parte” che ancora conoscono fortunatamente un turismo discreto, non invadente e molto spesso neppure quello. Paesi e passi quasi dimenticati,  “fuori dalle rotte” come si dice in questi casi e non si sa se aggiungere per fortuna o per sfortuna perchè poi il turismo porta benessere ma toglie pace e tranquillità. “Un terra di tratturi usati da popoli antichi prima ancora che dai sanniti e dai romani- racconta Genovesi- Vie che d’inverno servivano per portare le greggi verso il caldo, cioè verso il mare delle Puglie e d’estate al fresco verso le cime dell’Abruzzo. Strade larghe, larghissime che avevano la misura precisa in larghezza di 111,6 metri per permettere il transito degli animali,  che toccano oltre 70 comuni del Molise, che un tempo vennero usate da pastori,  pellegrini e militari e che ora sono diventate patrimonio mondiale dell’Unesco…”. Il Giro passa, va verso il mare in questa sua velocissima “transumanza” ciclistica fatta di scatti e controscatti consegna una cartolina molisana che racconta un’Italia che da queste parti è ancora preziosa e custodita. Da Cerro al Volturno a  Rionero Sannitico, da Isernia a Boiano  a  Campitello, dalle  Mainarde al  Matese questa è terra di grandi montagne, grandi freddi e  grandi silenzi. E’ terra  di storia con il teatro  romanico  Pietrabbondante,  con gli scavi archeologici di Sepino, con quelli sannitici di Castel San Vincenzo. E’ terra di laghi e castelli in molti suoi angoli dimenticata. E terra che non sa essere ruffiana, che applaude e sorride a chi pedala. Non c’è  traffico, non c’è rumore, non c’è pericolo. E soprattutto su molte strade per chilometri e chilometri non si incontra anima viva. Uno spazio quasi incantato.  Le bici vanno con le gambe e con il cuore in un lento pedalare che libera la mente. Solo qui, il resto non esiste…