L’allarme della Corte dei Conti: ciclovie in ritardo (troppo)
Ciclovie avanti adagio, molto adagio. Il monito arriva dalla Corte dei Conti ed è un bel campanello dall’allarme ( si fa per dire) sia per chi in bici ci va, per chi ama fare vacanze, per il movimento turistico che nel nostro Paese segna numeri costantemente in crescita e per chi in questo settore ha investito in attesa di infrastrutture più che mai necessarie. “Progetti e lavori sono decisamente in ritardo, con riflessi critici sulla gestione delle ingenti risorse messe a disposizione tra il 2018 e il 2023…” spiegano i giudici contabili che nella relazione di controllo sulla progettazione e realizzazione del Sistema nazionale delle ciclovie turistiche e degli interventi a sostegno della ciclabilità cittadina, mettono nero su bianco. L’analisi sullo stato di avanzamento delle 10 ciclovie nazionali (tra cui la Ciclovia del Sole Firenze-Verona, la ciclovia Venezia-Torino, quella dell’acquedotto pugliese e il Grande raccordo anulare delle biciclette a Roma), di 10 itinerari archeologico-culturali a bassa velocità, a carico dei Ministeri delle infrastrutture e trasporti, della cultura e del turismo non autorizza grandi entusiasmi e “dipinge” un quadro a tinte fosche sia per quanto riguarda la programmazione dei lavori sia per le procedure di progettazione e assegnazione. In particolare, specificano i magistrati contabili, le carenze emerse sono legate anche alla tardiva adozione (agosto 2022) del Piano Generale della mobilità ciclistica, atteso sin dal 2018; le lentezze procedurali osservate hanno inciso direttamente sulla gestione delle risorse, con diverse criticità inerenti al loro effettivo utilizzo e indicative di una capacità di spesa davvero ridotta. Altra nota dolente e l’insufficiente coordinamento fra le Pubbliche amministrazioni interessate dalle cicilvie da realizzare e dai nuovi progetti. “Apprendiamo con grande preoccupazione di questi ritardi- commenta Mariano Roman, di Confindustria Ancma, l’ Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori- L’industria del ciclo chiede da anni un passaggio concreto da quella che è stata una logica di incentivi all’acquisto a una, più compiuta, di incentivi dell’utilizzo, che non può svanire di fronte a inefficienze e frammentarietà. Sviluppare un’infrastrutturazione ciclabile sicura e attraente è determinante per il nostro settore, lo è per la mobilità urbana e lo è per il cicloturismo, un ambito in cui il nostro Paese dimostra una grande vocazione ancora inespressa, che può offrire significative opportunità di crescita e di benessere per i territori coinvolti”