Buona la prima. Tri@mi , il triathlon di Milano, chiude la sua edizione “zero” con un bel sospiro di sollievo. Non è mai facile organizzare una gara in una città che ha un cuore sportivo che batte solo per Inter e Milan. Il resto dello sport è una parentesi più sopportata che vissuta. E i problemi sono sempre gli stessi a cominciare dall’ormai leggendaria  intolleranza dei milanesi con gli atleti che corrono o pedalano. E ne sanno qualcosa i maratoneti. Poi c’era il problema del nuoto: si doveva gareggiare al parco delle Cave ma a tre settimane dal via è arrivato lo stop dell’amministrazione comunale e quindi i triathleti hanno dovuto tuffarsi nel Naviglio. Un cambio in corsa che ha costretto gli organizzatori a rivedere praticamente tutto.  Infine il caldo: assurdo, imprevedibile e inevitabile. Ci si si apettavamo le temperature di luglio ma Caronte ha rincarato la dose e così è stato tutto più complicato. Ma il primo bilancio è più che positivo. E a fare il punto della situazione è Marco Zaffaroni, presidente del Friesian team e organizzatore di lungo corso di gare di triathlon e di atletica.

Soddisfatto?
“Diciamo di sì. Tri@mi era una bella incognita ma è andata bene. Siamo contenti anche se è ovvio che qualcosina da mettere a posto c’è sempre…”
Ad esempio?
“Beh intanto quest’anno è andata così perchè a tre settimane dal via abbiamo dovuto cambiare in corsa praticamente tutto. La logistica al parco delle Cave sarebbe stata completamente differente e ci avrebbe permesso anche di mettere in cantiere una parte promozionale che in piazza del Cannone non  si poteva realizzare per una questione di permessi ma anche economica perchè occupare il suolo pubblico costa parecchio. Ma lì non si è potuto nuotare e quindi non si poteva fare altrimenti…
Però la frazione nuoto nel Naviglio è stata apprezzata da tutti…
“E infatti per l’anno prossimo è confermata”
Confermata come sarà confermato il percoso di ciclismo?
“A grandi linee direi di sì. La frazione di ciclismo a circuito così ci sembra buona anche perchè è la giusta mediazione con le esigenze di Milano. Se vogliamo fare un triathlon in una grande città non possimo pretendere di bloccarla. Gli atleti devono capire che se vogliono una grande cornice devono accettare anche qualche compromesso. Correre a Milano non è come correre a Gaggiano” 
Tutto vero però ( magari)  si potrebbe partire un po’ prima così se farà il caldo di quest’anno…
“Anche qui vale lo stesso discorso. Bisogna trovare una mediazione con le esigenze della città.  Abbiamo fatto riunioni su riunioni e sopralluoghi su sopralluoghi con l’assessore Chiara Bisconti e con i tecnici dell’assessorato allo sport del Comune che ringrazio perchè sono stati di una disponibilità unica. L’orario di partenza alle 11 è stato concordato perchè quella era l’ora che permetteva di non paralizzare la città e permetteva a chi voleva uscire prima di poterlo fare. Ed è anche l’ora di minor traffico”
Cosa cambierà allora?
“Sicuramente  la zona cambio della Darsena, perchè inizieranno i lavori di ripristino e quindi lì non si potrà più stare. Poi cambierà l’area di arrivo che quest’anno era un po’ mininale. Quasi certamente dovremmo avere l’Arena e sarà tutto più semplice. Quest’anno non è stato possibile perchè proprio domenica c’erano i campionati assoluti di atletica”
Quindi con l’Arena Tri@mi farà le cose in grande?
“Farà ciò che doveva mo fare anche quest’anno. Cioè dare spazio nei giorni prima dell’evento vero e proprio alle gare promozionali”
Avete già qualche idea?
“Sì. Ci piacerebbe poter usare  la nostra piscina gonfiabile da 25 metri per organizzare una gara di acquathlon per i bimbi e un triathlon promozionale con le mountainbike. Ma è ovvio che con la struttura dell’Arena a disposizione ci sarà più spazio anche per gli stand di sponsor e di altre iniziative”
Tri@mi cosa vuol diventare?
“Vuole diventare una gara importante in una città importante dove chi gareggia sia soddisfatto e, soprattutto, non corra rischi”
Mille iscritti nel 2014?
” Con questa filosofia quest’anno sono arrivati 400 atleti, nel 2014 puntiamo a 600 iscritti. Noi ragioniamo così…”

 

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