Raggi X e rischi per la salute: la tecnologia corre in nostro aiuto
Nessun mai si sottopone a raggi X con leggerezza. Come dicevano le nostre nonne, sono sempre raggi e non si sa cosa possa succedere. Oggi possiamo avere la risposta: diversi studi hanno dimostrato che l’esposizione a radiazioni ionizzanti, come i raggi X, appunto, influisce sulle nostre cellule, sia modificando la struttura del DNA, sia provocando l’emissione di radicali liberi che possono produrre molecole dannose e favorire l’avvio di un processo cancerogeno. In particolare, le radiazioni ionizzanti rappresentano un fattore di rischio significativo per lo sviluppo di carcinomi della tiroide, soprattutto nei bambini e negli adolescenti. I loro tessuti sono più sensibili rispetto a quelli degli adulti e le loro cellule sono, di certo, più vulnerabili agli affetti nocivi delle onde radio.
Occorre, dunque, fare attenzione e sottoporsi a radiografie quando è veramente necessario. Quando quindi procedere con una radiografia? In caso di infortuni, per valutare la gravità del trauma ed escludere e/o valutare l’entità di una possibile frattura; in caso di sospetto di infezioni ossee (osteomielite) o polmonari (radiografie del torace); per identificare malformazioni scheletriche o altre anomalie congenite, presenti fin dalla nascita; infine, le ortopantomografie possono essere utilizzate per valutare la morfologia e le eventuali patologie dei denti e delle strutture ossee. Si deve considerare l’età del paziente, evitando possibilmente la fascia d’età al di sotto dei 10/12 anni, o limitando l’esame RX ai casi realmente necessari.
E’ fondamentale che la decisione di eseguire una radiografia sia presa da un medico, che valuterà i benefici e i rischi dell’esame. Purtroppo, anche nei pazienti pediatrici, molto spesso avvengono prescrizioni per patologie ad esempio morfologiche, articolari o che addirittura interessano i tessuti molli, che potrebbero essere certamente analizzate con sistemi scevri di rischio come ad esempio l’ecografia.
Al rischio di cui sopra, come risponde il mondo della scienza?
Negli ultimi anni, grazie alla ricerca scientifica e tecnologica e non ultima all’introduzione dell’intelligenza artificiale, molti studi medici sia pubblici che privati, si stanno dotando di strumentazione diagnostica alternativa Spine 3D per l’analisi posturale, non invasiva e priva di radiazioni, basata su tecnologia Lidar (“light detection and ranging“).
“Si tratta di sistemi di scansione 3D dell’intero corpo che sfruttano l’IA per identificare punti di riferimento e deformità muscolo-scheletriche senza l’uso di radiazioni dannose – afferma Giuseppe Messina, Odontostomatologo e Professore Associato Università San Raffaele Roma, Dipartimento di Promozione delle Scienze Umane e della Qualità della Vita – il processo di analisi inizia con l’acquisizione delle immagini tramite tecnologia LiDAR TOF. Il funzionamento delle camere 3D è simile all’eco-localizzazione dei pipistrelli, ma invece di un’onda sonora, si utilizza un fascio di luce a infrarossi che rimbalza sulla superficie e il cui ritorno viene catturato da un sensore”.
L’IA esamina le immagini raccolte individuando punti di riferimento significativi come concavità, gibbosità della schiena e altre caratteristiche anatomiche di anche, ginocchia, caviglie e impronte pressorie dei piedi evidenziando così eventuali patologie.
Tecnologie come questa risultano particolarmente utili in età pediatrica, nelle donne in gravidanza e per gli esami di follow-up che ripetuti nel tempo sottopongono i soggetti più fragili a radiazioni potenzialmente nocive se protratte a lungo.