Ci sono dei momenti in cui ci si trova di fronte ad un bivio e bisogna scegliere la strada. Si può far tesoro degli errori e dei consigli oppure inseguire le proprie sensazioni e far di testa propria. Quale sia la via che si sceglie comunque un piccolo rimpianto resta sempre, credo faccia parte della nostra natura non essere mai del tutto soddisfatti. Scrivo questo perchè l’ennesima disavventura di Riccardo Riccò mi ha colpito parecchio. Al medico che l’ha soccorso- così scrivono le agenzie di stampa- Riccò avrebbe detto di aver praticato l’autoemostrasfusione, pratica sportivamente vietata tant’è che la procura antidoping ha già aperto un’inchiesta. Ma qualunque sarà l’esito delle indagini il punto di questo dramma credo sia un altro e riguardi in maniera più ampia la vita di Riccò e  che domenica sera ha rischiato di buttar via. Vivere lo sport da campione dev’essere una delle cose più belle che ti possano capitare e solo chi ha la fortuna di nascere con un dna da privilegiato se lo può permettere. Riccò quel dna ce l’ha ma credo sia arrivato al bivio di cui si diceva sopra: vivere da campione a qualunque  costo e con qualunque mezzo  oppure vivere e basta. E a 27 anni io non avrei dubbi.