C’è l’Africa che conosce chi corre. L’africa degli altopiani, delle grandi strade sterrate in altura, dei campioni che con lo sport, la corsa in particolare, hanno fatto fortuna e dato una svolta alla loro vita e a quella delle loro famiglie. L’Africa che ormai da anni detta legge  nel mondo nelle gare di fondo e nelle maratone. L’Africa che ha dato in natali ai miti come  Gebreselasie, Tergat, Tanui, Lel, il povero Wanjiru. Un elenco lunghissimo e che si allungherà. Ma c’è anche un pezzo ( un bel pezzo) di Africa che mi è tornata alla mente questa mattina ascoltando la messa con i miei bambini e mia moglie. L’Africa di Padre Giuseppe Clerici un missionario comboniano che da tempo vive nella missione di Laybi nel Nord dell’ Uganda. Padre Larem, così lo chiamano da quelle parti, ha celebrato nella parrocchia di Albairate, ha pregato e salutato in lingua acioli  e ha ringraziato la comunità albairatese  che lo sta aiutando a capire come coltivare meglio patate e fagioli, perchè di quello si vive nei villaggi: altro che proteine e carboidrati!  Non solo. Presto tornerà nella “sua”  terra con un dono prezioso, un pozzo d’acqua nuovo di zecca che, a chi lo dona costerà 6 mila euro, ma per molte famiglie ugandesi varrà una fortuna. E alla notizia in chiesa è scattato un lungo applauso, di quelli spontanei che vengono dal cuore di qualcuno e poi  contagiano un po’ tutti. Un applauso che magari in una chiesa non ti aspetti. C’è anche questa Africa, tantissime Afriche così. E mi piace ricordarlo.