Quando si corre una maratona si è sempre da soli. Amici, pace maker, compagni di avventura che ti corrono al fianco…due chiacchiere, uno scambio di battute ma poi i conti si fanno con le tue gambe e la tua testa. E allora cominci a pensare. E molte volte pensi che i campioni sono già arrivati e tu sei ancora a metà, che sarebbe bello per una volta correre davanti e chissà cosa passa nella mente di keniani ed etiopi quando si giocano una medaglia. Già chissà cosa pensano. Così un paio di settimane fa mi capita di leggere l’intervista di Haile Gebreselassie su un gionale tedesco e mi rendo conto che forse pensano le stese cose che pensiamo noi tapascioni comuni. Più o meno.«Ho visto Ronaldo in tv, è diventato un ciccione. Non vorrei mai diventare così, per questo continuo a correre” raccontava  Gebre al giornalista della Frankfurter Allgemeine Zeitung. L’atleta etiope, che in carriera ha vinto 2 ori olimpici e 4 mondiali nei nei 10.000 metri ed è stato a lungo primatista mondiale nella maratona, non correrà la prova delle Olimpiadi di Londra: «Non voglio correre solo per fare presenza. Io voglio arrivare tra i primi tre. Oltretutto – spiegava – dovrei qualificarmi e visto il livello della squadra etiope non è facile. La gente non capisce il mio modo di gareggiare. Ho bisogno di un vero obiettivo da inseguire. Non ho più 25 anni, ma sono ancora qui. Voglio dimostrare che tra la mia età e quella dei più giovani non c’è una grande differenza». E nel caso in cui gli stimoli dovessero venire a mancare, si può sempre accendere la televisione: l’immagine di un ex calciatore in sovrappeso può tornare utile per non abbandonare mai del tutto l’attività fisica.  Un po’ come capita a molti comuni tapascioni che corrono e si allenano per tenere a bada la pancetta. Per la gloria c’è sempre tempo.

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