Si parte domattinma alle 6.45. E questa è, con un po’ di retorica, è l’unica certezza perchè nella Ötztaler Radmarathon, la corsa più dura delle Alpi nessuno può scommettere su quando poi taglierà il traguardo. Sette ore di tempo massimo ma bastano due nuemri per rendersi conto di quanto la poesia della bicicletta a volte diventa un’altra cosa: 238 chilometri e 5.550 metri di dislivello su un percorso completamente chiuso al traffico. Da Solden nella valle tirolese dell’ Otztal,  attraverso il Kühtai (2.020 m), si scende in direzione Brennero (1.377 m), si sconfina in Italia a Vipiteno,  si scalano i passi Giovo (2.090) e Rombo (2.509 m), per poi fare ritorno a Sölden. I chilometri comlessivi di salita sono quasi 98: un’eternità.  Ma i ciclisti sono gente strana. Più faticano e più si divertono così domani al via ci sarannoi 4.000 iscritti da trenta Paesi diversi con la netta predominanza della Germania (2.343) seguita da  Austria (1.018) e Italia (715). Il via verrà dato all’alba nel centro di Sölden. Saranno i tiratori scelti austriaci a dare lo start ufficiale con un potente colpo di cannone poi al lungo serpentone serviranno circa 20 minuti per lasciarsi alle spalle la località tirolese e raggiungere il fondovalle dell’Ötztal, da dove inizia la vera fatica con la prima salita. Quest’anno, tra i partecipanti, anche l’ex campione del Tour de France Jan Ullrich  che  parteciperà alla granfondo più dura d’Europa insieme al suo amico Frank Wörndl, l’ex campione mondiale di slalom. I ricordi di Ullrich, quando pensa alla valle dell‘Ötztal, sono piuttosto dolorosi: ” E’ una fatica disumana” dice . E la sua mente torna a una tappa del Giro di Germania di qualche anno fa. La tappa arrivò sul ghiacciaio del Rettenbach e per il tedesco fu un vero calvario

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